Il mal d’Africa di Sarkozy. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, è stato il primo a complimentarsi con il neoeletto presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Il 21 maggio scorso, in occasione della cerimonia d’investitura, Ouattara ha esplicitamente ringraziato la Francia “con cui la Costa d’Avorio intrattiene dei legami storici e una visione comune dell’avvenire”. Queste dichiarazioni apparentemente banali svelano in realtà le intricate coordinate della geopolitica africana che hanno portato all’elezione di Ouattara. Non è un mistero che Ouattara sia stato uno dei protagonisti della guerra civile che ha insanguinato la Costa d’Avorio dal 2002 al 2007. Non a caso, nel suo esecutivo il posto di primo ministro è stato assicurato a Guillaume Soro, leader delle milizie ribelli del Nord ostili all’ex presidente Laurent Gbagbo. Più controverso appare il ruolo del presidente-dittatore del Burkina Faso, Blaise Compaoré, che avrebbe fin dall’inizio protetto, addestrato e armato i ribelli. Il coinvolgimento del Burkina Faso tuttavia getterebbe una luce tenebrosa sulle dinamiche geopolitiche internazionali del conflitto in Costa d’Avorio: giacché si ritiene che niente avvenga a Ouagadougou senza il previo avvallo di Parigi. Specialmente quando si tratta di fornire a un improvvisato fronte ribelle armamenti costosi e addestramento professionale. Proprio com’era avvenuto in Liberia, quando il Burkina di Compaoré era risultato direttamente coinvolto nel sostegno alle milizie di Taylor, mentre più defilato, eppure non del tutto cristallino, traspariva il ruolo della politica francese in Africa Occidentale.
La Costa d’Avorio è in effetti un partner commerciale strategico per Parigi. Primo fornitore e primo cliente dello stato ivoriano, la Francia è presente nell’economia locale con 240 filiali e 600 società a capitale francese in settori strategici quali le telecomunicazioni (France Télécom), le banche (Bnp Parisbas, Crédit Lyonnais), gli idrocarburi, la produzione e distribuzione di elettricità (Bouygues) e acqua potabile (sempre Bouygues), le costruzioni e i lavori pubblici (ancora Bouygues), i trasporti ferroviari e marittimi (Bolloré), cacao e caffè (Bolloré). Che i signori Bolloré e Bouygues siano molto vicini alla presidenza Sarkozy, è risaputo a Parigi. Tali interessi economici giustificano per la Francia l’impiego di risorse ingenti in una missione lunga e costosa come quella sostenuta in Costa d’Avorio per il ripristino della pace e dei traffici con l’ex-metropoli.
Nella contesa che oppone il socialista Gbagbo, eletto presidente nel 2000 sulla base di una piattaforma anti-imperialista, anti-colonialista e nazionalista, e il compassato Ouattara, ex-economista del Fmi, e storico collaboratore di Félix Houphouët-Boigny, ex dittatore della Costa d’Avorio e fedelissimo alleato della Francia, non è difficile immaginare a chi siano andati i favori di Parigi. Quasi tutti i membri della vecchia nomenklatura si sono schierati con Ouattara, compresi ministri di spicco del “vecchio” Houphouët-Boigny e funzionari del tentacolare e temuto apparato di potere post-coloniale denominato “Françafrique”, che lega in un vincolo ancora parzialmente occulto i rubinetti di denaro pubblico e privato di Parigi e i compiacenti destinatari autocrati nelle ex-colonie (diversi giornalisti, che negli anni del conflitto investigavano sul sistema di corruzione e riciclaggio di denaro nella filiera del cacao del sistema Françafrique, sono scomparsi). Vicinissimo agli ambienti del circolo françafricano era anche il generale Henri Poncet, comandante in capo della missione Licorne, i cui metodi si sono illustrati in occasione del tragico episodio che ha visto l’esercito francese aprire il fuoco su una manifestazone di civili disarmati che chiedevano il ritiro delle forze francesi, facendo più di 80 vittime e centinaia di feriti (7/11/2004). La stessa missione Licorne che l’11 aprile ha stanato e arrestato Gbagbo.
Indipendentemente dagli esiti delle controverse elezioni del novembre scorso, quindi, appare chiaro perché Ouattara si sia affrettato a ringraziare la Francia. Invitato da Sarkozy al G8 di Deauville, Ouattara ha reiterato la sua fedeltà, chiedendo formalmente a Sarkozy di continuare a proteggere militarmente la Costa d’Avorio. Proprio come fece Houphouët-Boigny con de Gaulle al momento dell’indipendenza, esattamente 50 anni fa. Delle critiche mosse allora dall’eterno rivale Nkrumah e dell’ironia di Fanon, sembra non ricordarsi nessuno: a Abidjan si stappa champagne.
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