In 150 anni l'Italia unita ha fatto molti progressi. Il numero dei suoi abitanti è quasi triplicato. Non è più Paese di emigrazione, anzi ha ora oltre 4 milioni di immigrati. {C}La speranza di vita dei suoi abitanti è più che raddoppiata e la mortalità infantile è oggi cento volte minore di quella del 1861. L'analfabetismo è sceso dal 78 a meno del 2 per cento. Tutto ciò è avvenuto nonostante la presenza di un agente storico, come lo Stato italiano, tanto debole. Quanto diversa avrebbe potuto essere la storia italiana se il nostro Paese avesse avuto fin dal principio una costituzione "efficiente", esecutivi duraturi, un severo minimo di governo, leggi che dettano regole e non deroghe, vertici amministrativi scelti in base al merito e autenticamente imparziali, istituzioni capaci di creare fiducia nello Stato come ente rappresentativo della collettività, e di costituire il capitale sociale assente?

 

Sabino Cassese è giudice della Corte costituzionale. E' stato professore delle Università di Urbino, Napoli, Roma e nella Scuola Normale Superiore, nonché ministro della Funzione pubblica del governo Ciampi. Tra le sue pubblicazioni recenti con il Mulino: "Il mondo nuovo del diritto" (2008) e "Lo Stato fascista" (2010).

 

Collana "Voci", Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 112, € 10,00