editoriale
Le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità hanno messo in luce come molti dei problemi italiani vengano da lontano. È il caso della perenne questione meridionale, affrontata da Paolo Macry nel pezzo di apertura (liberamente scaricabile dal sito). Anch’essa aspetta di essere ridiscussa nella nuova, cruciale legislatura. In questo numero sono trattate due questioni centrali. La politica italiana, a partire dal ruolo di Mario Monti (dopo l’articolo di Michele Salvati pubblicato sullo scorso numero, intervengono qui Gianfranco Pasquino, Paolo Pombeni, Sergio Fabbrini e Pasquale Pasquino) e l’assoluta necessità per la classe politica nazionale di muoversi con preciso riferimento al contesto europeo. Perché nel complesso e confuso panorama politico italiano il confine netto rispetto al ruolo che deve (o non deve) svolgere l’Europa unita resta chiaro. Più che mai importante in un momento come l’attuale dove, anche in conseguenza della grave crisi economica e delle sue conseguenze, in molti Stati membri (ma non in tutti) l’euroscetticismo cresce a dismisura. Per questo restiamo sui temi europei, aprendo una sezione dedicata proprio all’“Europa antieuropea”. Quali che siano le preferenze politiche di ciascuno, l’assoluta dipendenza di un’Italia migliore e più moderna dal progetto europeo resta un dato al di fuori di ogni ragionevole dubbio.
Una rivista di cultura e politica, qual è «il Mulino», non può che continuare a fare, come meglio riesce e come meglio crede, il proprio lavoro di analisi e di proposta. Così è anche in questo numero, che viene pubblicato, per citare il libro di Wolfgang Streeck richiamato da Michele Salvati, mentre la crisi del capitalismo democratico è solo rinviata.
A che punto siamo nel cammino sulla strada verso la normalità? Anche in questo numero abbiamo voluto individuare temi e proposte per comprendere e analizzare il complicato percorso che il nostro Paese sta compiendo.
In apertura, in questo fascicolo Michele Salvati svolge un ragionamento economico e insieme molto politico sul futuro dell’Europa a partire dal futuro dell’euro. Il suo articolo tratta della necessità di affrontare tanto il problema dell’attuale fase recessiva, quanto quello delle riforme necessarie a dare una prospettiva di sviluppo nel lungo periodo.
“Conoscere per deliberare”, intima un vecchio adagio. Questa la principale missione della nostra rivista, che si manifesta in questo numero sia nel saggio di apertura, affidato a Paolo Pombeni, sia nei quattro dedicati al presidente della Repubblica (il primo dei quali, di Enzo Cheli, scaricabile liberamente), sia in quelli inclusi nel “caso italiano”, cui vanno aggiunti il “confronto” sui laureati in Italia, l’articolo di Settis su L’Aquila e quello sul bilancio comunitario di Quadrio Curzio.
Aperto da un ampio articolo di Nadia Urbinati, questo fascicolo ospita molta economia, ma anche interventi di analisi politica. Sul voto alcune prime considerazioni vengono dal consueto lavoro di ricerca dell’Istituto Cattaneo.