Editoriale
L’osservazione di Dahrendorf secondo cui i referendum popolari non sono strumenti adatti a risolvere le crisi di identità delle nazioni, ha trovato conferma in questi mesi in cui abbiamo visto il processo della Brexit andare avanti, fino a raggiungere il suo punto di svolta, aggravando le diverse crisi che ormai minacciano la sopravvivenza stessa del Regno Unito e della sua monarchia. La mossa disperata degli antieuropeisti, inseguire una indipendenza illusoria per guadagnare qualche piccolo beneficio economico, potrebbe avere nel lungo periodo conseguenze devastanti per l’equilibrio costituzionale che si evoluto dal compromesso che chiude la stagione rivoluzionaria del XVII secolo.
Per questo oggi è molto importante ragionare sulla Brexit. Nella consapevolezza che, come sempre nella storia europea, parlare di uno non vuol dire disinteressarsi dell’altro. Anche quando si dividono, gli europei si capiscono, come accade a chi appartiene alla stessa famiglia. Questa è stata la grande risorsa su cui i fondatori dell’Europa unita facevano affidamento. A questa risorsa dobbiamo tornare a guardare per comporre le divisioni che la minacciano, a Londra come a Bruxelles.
Questo primo fascicolo del 2021 si presenta con una nuova veste grafica, arricchita da un’illustrazione ispirata dall’assalto del Campidoglio avvenuto all’inizio dell’anno. L’immagine che si riflette nel vetro in frantumi esprime efficacemente la scoperta di una vulnerabilità che non riguarda soltanto la democrazia statunitense. Tale consapevolezza è maturata negli ultimi due decenni, quando ci è toccato assistere allo sgretolarsi di buona parte delle certezze economiche e politiche che ci avevano accompagnato dalla fine della Guerra fredda all’inizio del nuovo secolo.