Venerdì 2 maggio 1980: siamo nel pieno degli anni di piombo e quattro terroristi di Prima Linea irrompono nello studio di Sergio Lenci, architetto romano specializzato in edilizia carceraria. Gli mettono un cerotto sulla bocca, lo trascinano in bagno, lo spingono sul pavimento tra il water e il lavandino e gli sparano un colpo mortale: una pallottola sola, calibro nove, dritta alla nuca. Ma Lenci miracolosamente sopravvive, con la pallottola per sempre conficcata nella testa e con un grande desiderio: capire il perché del terrorismo e il senso, se esiste, della violenza quale forma di lotta. Le sue memorie registrano il tormento di chi dapprima si chiede "perché io?", poi soltanto "perché?". Ma il terrorismo non dà risposte. Neppure gli incontri in carcere con Giulia Borelli, unica donna del commando, offriranno una giustificazione plausibile al calvario fisico e morale che Lenci è stato condannato a vivere.
Prefazione di Giovanni De Luna.
Sergio Lenci (Napoli 1927 - Roma 2001) è stato professore ordinario di Progettazione architettonica nell'Università di Roma "La Sapienza". Dopo la laurea, dal 1951 al 1954, ha lavorato presso il Ministero di Grazia e Giustizia, occupandosi di edilizia carceraria. Ha scritto saggi di architettura e ha realizzato diversi progetti di edilizia pubblica e abitativa. Le memorie, scritte dopo l'attentato del 2 maggio 1980, hanno vinto il Premio Pieve 1987, organizzato dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.
Collana "Storie italiane", Bologna, il Mulino, pp. 168, euro 15.
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