Perché in un paese dai costumi secolarizzati come il nostro la politica si fa sempre meno laica? E quali conseguenze dobbiamo temerne per le nostre libertà? C'è un'emozione cupa che ormai vince su tutte, negli slogan dei partiti come nei nostri discorsi. E' la paura dell'altro, la paura che divide il mondo tra noi e loro, tra dio e satana, tra civiltà e barbarie. Finite le vecchie ideologie, al loro posto c'è un nuovo racconto pubblico, non meno ideologico e forse ancora più totale. Dalla sua ha la forza capillare di una parte rilevante dei giornali e di quasi tutte le televisioni, queste e quelli coalizzati in una quotidiana macchina mediatica della paura. Come in ogni guerra, anche in questa ci sono vittime impreviste. Siamo noi. Chiusi nella miseria dell'odio, ci lasciamo convincere a rinunciare ai nostri stessi diritti civili. Di questo oggi dovremmo aver paura - riflette Roberto Escobar - non dell'altro che ci "invade".
Roberto Escobar, filosofo e critico cinematografico, insegna Filosofia politica e Analisi del linguaggio politico nell'Università di Milano; collabora con "Il Sole - 24 Ore". Per il Mulino ha già pubblicato: "Totò. Avventure di una marionetta" (1998), "Il silenzio dei persecutori ovvero il Coraggio di Shahrazàd" (2001), "La libertà negli occhi" (2006) e "Metamorfosi della paura" (2007).
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