Questo articolo fa parte dello speciale Amministrative 2019
Città giovanissima, neppure centenaria, Pescara è un contesto vivo e complesso, abitato da varie anime. È una città affacciata sul mare, elemento che per eccellenza ne contraddistingue la cifra identitaria, e che quindi, per vocazione geografica e in qualche senso antropologica, ha sempre accolto la contaminazione e la sperimentazione come motore della trasformazione e del progresso. Con i suoi circa 120.000 abitanti, è la più popolosa d’Abruzzo. Negli ultimi anni sta pagando caro gli effetti della crisi economica: non solo la chiusura di negozi storici del centro – a cui si contrappone la crescente diffusione delle catene, per le quali è più facile sostenere i costi onerosi degli affitti – ma anche un tasso di disoccupazione preoccupante, nonché un progressivo invecchiamento della popolazione.
Le criticità socio-economiche, però, paiono non scalfirne la dinamicità intellettuale e sociale. La classifica nazionale sulla vivibilità de “Il Sole - 24 Ore” ne registra l’ascesa al quarto posto per offerta culturale: dal Premio internazionale Flaiano al Pescara Jazz, per citare le manifestazioni ormai storiche, passando per i più recenti Fla (Festival di Libri e Altrecose) e IndieRocket Festival. Chi conosce la trama associativa della città sa che questi e altri eventi – musicali, teatrali, artistici – sono retti e animati, in parte, da una piccola e potente macchina organizzativa fatta di giovani volontari, a testimonianza non solo di un bisogno di relazione e di impegno, ma anche e soprattutto dell’operosità intellettuale e sociale dei ragazzi pescaresi. Questo, pur rappresentando solo uno dei volti della città, costituisce certamente uno dei processi aggregativi di costruzione di capitale culturale e sociale di maggior valore che sta attraversando Pescara: un potenziale laboratorio di (ri)tessitura di una forma di socialità che si costruisce intorno al piacere della condivisione.
La lunga campagna elettorale pescarese è cominciata all’alba del 2019: lo scorso 10 febbraio, infatti, si è votato per le elezioni regionali, che hanno visto la vittoria del centrodestra al 48%, confermando il trend nazionale delle politiche dello scorso anno, in cui la Lega si è imposta come primo partito. Vista la contemporaneità del voto europeo, ci si aspetta la conferma di questo trend. Tuttavia, nel 2008 le elezioni amministrative videro un risultato invertito rispetto alle politiche, con la vittoria del centrosinistra guidato dal sindaco uscente Luciano D’Alfonso, mentre Berlusconi e il Pdl stravincevano al livello nazionale.
Per le prossime elezioni comunali, a Pescara concorrono ben otto candidati sindaco, sostenuti da 17 liste, restituendo un panorama politico frammentato. In lizza per la poltrona di primo cittadino ci sono due donne: Marinella Sclocco, già Assessora alle Politiche sociali della regione Abruzzo nella scorsa legislatura, sostenuta dalla coalizione di centrosinistra che corre con tre liste (tra cui il Pd), e Erika Alessandrini, consigliera comunale uscente per il M5S. Il centrodestra ha scelto Carlo Masci, FI, sostenuto da ben sei liste, tra cui Lega e FdI. Per l’area civica, invece, Carlo Costantini, con tre liste in suo appoggio, e Gianni Teodoro, Assessore comunale uscente, con “Scegli Pescara”. L’area maggiormente a sinistra, invece, si presenta con Stefano Civitarese, anch’egli Assessore uscente, per “Coalizione Civica”. Infine, Gianluca Baldini con “Riconquistiamo Pescara”, lista espressione del Fronte sovranista italiano, e Mirko Iacomelli per CasaPound.
Una campagna elettorale, questa, che si sta giocando su alcuni temi ricorrenti. In primis il fiume e la balneabilità del mare, elementi che hanno scosso profondamente la giunta uscente, e a cui si porrà rimedio solo aumentando la potenzialità del depuratore comunale. In secondo luogo, il dibattito sulla Grande Pescara: nel 2014, infatti, i cittadini di Pescara, Montesilvano e Spoltore – attraverso un referendum – hanno espresso parere favorevole alla fusione dei tre comuni. Una legge regionale prevede l’istituzione del comune di Nuova Pescara a decorrere dal 2022: quella che sta per nascere, dunque, è una consiliatura con un potenziale mandato ridotto, cui spetterà il compito di porre in essere tutte le azioni propedeutiche all’unificazione.
Accanto a questi, due sono i Leitmotiv fondamentali in vista del 26 maggio: la riqualificazione delle periferie e la partecipazione dei cittadini. Argomenti su cui negli ultimi anni Pescara e l’Abruzzo hanno provato ad attivarsi e che, in generale, rappresentano due nodi determinanti per la ricostruzione di uno iato crescente tra la società civile e le istituzioni. Un primo passo verso la promozione della partecipazione è rappresentato dall’ultimo Piano sociale regionale, elaborato con il contributo fattivo dei cittadini e delle associazioni. Un fatto insolito per questa regione, occasione per gettare le fondamenta di un nuovo tipo di Welfare e per stringere alleanze inedite tra cittadini, terzo settore e amministratori.
Sempre sulla scia di un confronto a volte assente tra la cittadinanza e l’ente locale, si sviluppa al contempo il discorso sulle periferie. Pescara vive un dualismo netto tra centro e periferia: due poli distinti, disarticolati tra loro. Eppure ultimamente, specialmente in uno dei quartieri più popolari, sono nati comitati di cittadini e lavoratori del sociale interessati a identificare le criticità maggiori e a individuare le possibili soluzioni, alla ricerca di un dialogo sostenibile con le istituzioni. Questa realtà, come quella dei volontari che movimentano il panorama culturale della città, a uno sguardo superficiale potrebbe apparire non esemplificativa rispetto all’andamento generale del territorio. Si tratta, tuttavia, di segnali rappresentativi di un certo bisogno della popolazione.
Folta è la presenza di realtà associative, tra cui la più vivace è l’Arci, che per vocazione abbraccia vari ambiti, ponendosi trasversalmente alle questioni calde della contemporaneità, e attorno a cui si raccoglie un discreto numero di cittadini, in particolare giovani, specificamente riguardo alla diffusione dei linguaggi culturali. Pescara, quindi, è tradizionalmente vivificata da un humus di realtà aggregative, più o meno formalizzate, che si fanno spesso portatrici di iniziative e slanci in ambito sociale e culturale, ma che non sempre trovano forma dentro una cornice progettuale d’insieme. “La città della perpetua fuga in avanti”, la definì lo scrittore Mario Pomilio nel ’73, cogliendone l’essenza più intima: la stessa a cui oggi è urgente restituire la centralità che merita. L’ambizione più ardita per il prossimo sindaco, allora, potrebbe essere farsi carico del difficile compito di definire un differente progetto politico di città, creando spazi materiali e immateriali di ascolto e scambio, in cui dare voce alle trame sotterranee di Pescara, creando le condizioni necessarie affinché si sviluppi un dibattito pubblico realmente rappresentativo delle istanze della società civile.
[Questo approfondimento sulle amministrative di maggio tocca le quindici città più popolose in cui si rinnovano i Consigli comunali: Bari, Bergamo, Cesena, Ferrara, Firenze, Foggia, Livorno, Modena, Perugia, Pescara, Prato, Reggio Emilia, insieme a Cagliari e Sassari dove, in ragione dell’autonomia dell’Isola, si voterà il 16 giugno.]
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