«Che cosa c'era davvero in quel film sotto la patina dello scandalo? Quale Italia promettente e deludente raccontava? E che cosa ci è successo? L'Italia della Dolce Vita - sembra il titolo di un "progetto per il passato", mentre la favola raccontata ai nostri figli riserva un incipit un po' inquietante: c'era una volta il futuro...».
L'Italia che nel 1961 celebra i cent'anni dall'unità è un paese giovane, in preda a un'incontenibile voglia di crescita.Uscito sconfitto e immiserito dalla seconda guerra mondiale, si lancia in un vorticoso sviluppo industriale e dei consumi che mette in soffitta le memorie della sua identità contadina. Tra il 1959 e il 1963, la stagione del boom coincide con la cosiddetta «Dolce Vita». Simbolo del vitalismo disordinato ed euforico dell'Italia del miracolo economico, il capolavoro di Fellini è un repertorio dei tic, delle contraddizioni, delle zone d'ombra di quell'esplosiva fame di futuro. Ma i grandi temi che attraversano il film -l'informazione, la cultura, la fede, la famiglia, l'eros - ci parlano a ben vedere della realtà di oggi, di un'Italia grottescamente più felliniana di Fellini, e soprattutto avvitata nella cupa sensazione di avere «un grande futuro dietro le spalle».
Oscar Iarussi, critico cinematografico, è giornalista della «Gazzetta del Mezzogiorno». Insegna Storia del cinema americano nell'Università di Bari. Tra i suoi libri: Lettera aperta. Sud, Nord e altre storie (Manni, 2003), L'infanzia e il sogno. Il cinema di Fellini (Ente dello Spettacolo, 2009); ha curato inoltre Viva l'Italia. Undici racconti per un paese da non dividere (Fandango Libri, 2004) e il catalogo Frontiere. La prima volta (Laterza, 2011).
Collana Intersezioni, Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 156, € 14,00.
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