A sentire ambasciatori e viaggiatori europei, i turchi non indugiavano in banchetti allietati da musica o spettacoli, come quelli delle corti d’Europa, bensì mangiavano in fretta e in silenzio. Eppure quella ottomana fu una gastronomia assai raffinata, che seppe recepire l’influsso di altre civiltà e altri gusti, appropriandosene e creando commistioni nuove e originali.
Questo libro racconta cosa e come si mangiava a Istanbul ai tempi dell’Impero ottomano: quali furono gli ingredienti e i piatti tipici, come si formò e come mutò nel tempo una cucina posta all’incrocio di molteplici civiltà e marcata fra Medioevo ed età moderna dal passaggio «rivoluzionario» dal salato al dolce. E ancora, il significato sociale del cibo sulle tavole dei ricchi e su quelle dei poveri, l’etichetta, il rapporto tra cibo e religione, come si operava nelle cucine del palazzo del sultano e come si mangiava nelle feste imperiali e in quelle religiose. Un viaggio inconsueto nella cultura gastronomica ottomana, che fu più raffinata di quanto si è soliti pensare, arricchito da un’appendice di ricette base che introducono a questo mondo ancora poco conosciuto.
Maria Pia Pedani insegna Storia dell’Impero ottomano all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tra i suoi libri: «Dalla frontiera al confine» (Herder, 2002), «Breve storia dell’Impero ottomano» (Aracne, 2006). Con il Mulino ha pubblicato «Venezia porta d’Oriente» (2010).
Riproduzione riservata