Manlio Rossi-Doria, meridionalista e studioso di economia e politica agraria, nasce a Roma nel 1905 e muore nel 1988 nella stessa città. Ma trascorre la maggior parte della sua vita a Napoli e nel Mezzogiorno. In una intervista televisiva di qualche anno prima della scomparsa diceva di aver due patrie: una reale, Roma, e una ideale, la Lucania. In questa regione aveva vissuto da giovane per un tirocinio legato alla tesi di laurea presso l’azienda di Eugenio Azimonti (uno dei grandi agronomi dell’epoca), era stato al confino e aveva condotto battaglie politiche all’epoca del referendum istituzionale e delle elezioni per la Costituente (insieme a Carlo Levi). Dalla Basilicata provenivano alcuni dei suoi collaboratori e amici più cari, come Rocco Mazzarone e il «poeta dei contadini» Rocco Scotellaro, che ospitò presso l’Osservatorio regionale dell’Inea (l’Istituto nazionale di economia agraria) a Portici per la ricerca su «I contadini del Sud».

Nella sua lunga vita Rossi-Doria è stato partecipe delle vicende del secolo breve, dagli anni della formazione politica e culturale prima del fascismo a quelli della militanza comunista negli anni più duri della dittatura, che gli costò l’arresto e la condanna da parte del Tribunale speciale a sette anni di carcere. E poi il confino, la lotta di Resistenza a Roma e l’adesione al Partito d’azione, di cui sarà uno dei massimi dirigenti.

Infine, nell’Italia democratica e repubblicana, si impegnerà per la riforma dell’agricoltura – dalla riforma fondiaria negli anni Quaranta alla legge sugli affitti agrari agli inizi degli anni Settanta. E a proposito dell’approvazione di questa legge amava ripetere con divertita autoironia che si trattava dell’unica battaglia politica che aveva vinto.

A partire dal 1968 porta avanti il suo lavoro da senatore del Partito socialista, eletto in un collegio dell’Irpinia, un’area rappresentativa delle zone interne, «dell’osso del Mezzogiorno» secondo una sua notoria definizione. Rieletto nello stesso collegio, si dimetterà per un problema cardiaco, ma nonostante la salute malferma continuerà a condurre e promuovere ricerche in Basilicata e soprattutto in Irpinia. La conoscenza accumulata da lui e dai suoi collaboratori della realtà di quelle zone permise l’indagine sugli effetti del terremoto in Irpinia del novembre 1980 e la successiva pubblicazione presso Einaudi, nei primi giorni del 1981, dell’instant book del Centro di specializzazione e ricerche per il Mezzogiorno di Portici, Problemi e prospettive delle aree colpite dal sisma del 23 novembre 1980.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul «il Mulino» n. 2/18, pp. 335-340, è acquistabile qui]