Dove va la Russia? Dopo la fuoriuscita dal comunismo e l'avvio, con costi sociali altissimi, di un'economia di mercato e di un regime formalmente democratico, oggi assistiamo a una deriva autoritaria e a un rallentamento delle riforme. Il potere è in mano a un'élite proveniente dall'esercito e dai servizi di sicurezza, estranea per formazione alle idee liberali, allo stato di diritto, all'occidentalizzazione del paese; l'autoritarismo morbido di Putin riallontana dall'Europa la Russia, che torna a identificare negli Stati Uniti il suo avversario storico, nell'illusione di un'autosufficienza autarchica che la crisi economica del 2008 ha duramente smentito. Attraverso una serrata analisi, Gudkov e Zaslavsky fanno il punto sul ruolo che la Russia con le sue rinnovate ambizioni di grande potenza può svolgere nello scenario internazionale, in un'Europa che ha crescente bisogno delle sue materie prime e del suo mercato per i prodotti occidentali.
Lev Gudkov dirige il Centro di studi sull'opinione pubblica «Yuri Levada» a Mosca ed è autore di numerosi studi sulla società post-sovietica; con Zaslavsky ha pubblicato La Russia postcomunista: da Gorbaciov a Putin (Luiss, 2005). Victor Zaslavsky (1937-2009), costretto ad emigrare dall'Urss nel 1975, ha insegnato Sociologia in Canada, negli Stati Uniti e infine alla Luiss di Roma. Per il Mulino ha pubblicato Dopo l'Unione Sovietica (1991), Togliatti e Stalin (con E. Aga Rossi, II ed. 2007; trad. ingl. 2010) e Pulizia di classe. Il massacro di Katyn (2006).
Collana "Contemporanea", Bologna, il Mulino, pp. 216, euro 15.
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