Un recente studio dell’Istat ha messo insieme diversi indicatori raccolti in 12 domini per misurare il “Benessere equo sostenibile” (Bes). La misura riguarda aspetti ritenuti importanti per la qualità della vita dai cittadini che, interrogati per la consultazione, hanno contribuito alla definizione finale. I domini considerati maggiormente significativi dal campione, con punteggi molto elevati, in una scala da 0 a 10, sono quelli relativi alla salute, all’istruzione e formazione e alla sicurezza personale: tre capisaldi del benessere individuale.
Tra le aree del Paese dove la situazione descritta dagli indicatori Bes è migliore emergono le province autonome di Trento e Bolzano. Seguono Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia. Allargando l’analisi a un profilo di benessere medio-alto si trovano Lombardia ed Emilia-Romagna. Le regioni del Centro presentano una situazione appena meno favorevole, con l’eccezione del Lazio, con una quota più ridotta. La più alta concentrazione di indicatori nell’area della difficoltà caratterizza tre regioni del Mezzogiorno: Calabria, Sicilia e Campania. Nulla di nuovo rispetto ad altre indagini se non che lo Studio Bes è una sorta di codice unico di più indagini.
Diamo uno sguardo ai dati sull'istruzione in Sicilia attraverso il Bes 2018 basato sui dati del 2017. I giovani tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza media non inseriti in un percorso di istruzione o formazione sono il 20,9%. Il 44,5% si iscrive all’università ma solo il 19,1% si laurea (rispetto a una media nazionale del 26,9%), a fronte di alcune regioni italiane dove la percentuale di giovani che abbandona è inferiore alla media europea.
Il Bes 2019, relativo ai dati 2018, mostra i giovani tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza media non inseriti in un percorso di istruzione o formazione in Sicilia in crescita al 22,19%. All’università si iscrive il 43,8%, (-0,8% sull’anno precedente). Nelle regioni già citate il dato invece migliora. Il Bes ha nel dominio istruzione anche gli indicatori relativi alle competenze di base, alla partecipazione alla formazione continua, alla partecipazione culturale. In ciascuno di questi indicatori la Sicilia è tra le ultime tre regioni.
In Sicilia la popolazione scolastica è così composta: 755.453 studenti, 80.532 docenti, 19.367 personale tecnico, amministrativo e ausiliario, distribuiti in 872 istituzioni scolastiche di 11 province. Il sistema è governato da un Ufficio scolastico regionale (Usr), retto da un direttore, che coordina 11 Uffici scolastici provinciali (Usp) retti da altrettanti dirigenti. Il 2 maggio dello scorso anno è andata in pensione la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Luisa Altomonte, le cui qualità sono state riconosciute anche dal il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha fatto notare come “anche grazie al lavoro fatto dall'Usr” si sia “sempre più rafforzato il legame fra la scuola e le nostre comunità”. Invitando il ministero di viale Trastevere a nominare “al più presto un successore che garantisca la piena funzionalità di un ufficio fondamentale nel sistema scolastico ed educativo regionale”.
L’8 giugno del 2019 è stato pubblicato il DPCM 4/4/2019, n. 47 recante il nuovo “Regolamento concernente l’organizzazione del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca”, che disciplina l'organizzazione del dicastero di viale Trastevere, nella sua articolazione a livello centrale e, a livello periferico, negli uffici scolastici, su base regionale. All’articolo 8 nei commi 2 e 3 si leggono tutte le funzioni svolte dall'Ufficio scolastico regionale e dal suo direttore: di tutto di più, tanta, tanta roba, compresa la stipula dei contratti. Insomma è il corrispettivo della caldaia per un impianto di riscaldamento.
Passano i mesi e si arriva al 2 agosto 2019, quando il ministro dell'Istruzione Bussetti finalmente nomina il nuovo direttore dell'Usr siciliano, Raffaele Zarbo, già al vertice dell’Usp di Agrigento. Il 27 settembre, quasi due mesi dopo, con il nuovo governo c’è un nuovo ministro, Fioramonti, che revoca la nomina conferita a Zarbo, saltata come tutte le ultime fatte dal suo predecessore. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda della Sicilia con una lettera inviata al presidente del Consiglio, al ministro dell’Istruzione, all’assessore regionale all’Istruzione, ai nove prefetti dell’isola, ai nove provveditori provinciali e a tutti i dirigenti scolastici, lanciano l'allarme per il rischio paralisi, esprimendo “profonda preoccupazione”: bloccate le azioni utili al buon funzionamento del sistema scolastico regionale.
L’anno scolastico in Sicilia è iniziato il 12 settembre, mancano molti supplenti e nomine di insegnanti di sostegno. A Ustica la scuola rimane chiusa per mancata nomina di personale fino al 26 settembre. L’assessore siciliano Lagalla, impermeabile alla realtà, saluta l’inizio dell’anno scolastico e formula “agli studenti siciliani, ai dirigenti scolastici, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo i più sinceri auguri di buon lavoro, certo che, anche quest’anno, non mancherà, da parte di tutti e di ciascuno, il migliore e più responsabile contributo a servizio della scuola siciliana che rappresenta, per la natura stessa dell’istituzione, il volano indispensabile per la elaborazione del futuro e per l’ulteriore sviluppo del territorio”.
Altri tre mesi e si arriva dall’antivigilia di Natale: il 23 dicembre, quando finalmente il ministro nomina il nuovo direttore dell'Ufficio scolastico regionale. Si tratta di Stefano Suraniti, dirigente dell’Usp di Torino. Fioramonti a questo punto auspica una "soluzione completa e condivisa" della vicenda della professoressa siciliana sospesa perché i suoi alunni accostarono il decreto sicurezza alle leggi razziali. Al fatto che dal mese di maggio tutto il sistema scolastico siciliano sia bloccato non fa alcun cenno. Nelle stesse ore Fioramonti si dimette. Dopo qualche giorno, Lucia Azzolina prende il dicastero dell’Istruzione. Ad oggi, non si è data attuazione alla nomina del direttore dell’Ufficio scolastico della Regione Sicilia.
Arriva il nuovo anno. Il 7 gennaio il governo, indaffaratissimo nella predisposizione di un ennesimo Piano per il Sud, forse non ha ancora trovato il tempo di leggere una nota inviata al Miur in cui i sindacati Scuola segnalano come dal maggio del 2019 la Sicilia sia priva del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale: “Dal 31 dicembre 2019 i dirigenti reggenti degli Uffici scolastici territoriali di Trapani, Caltanissetta/Enna, Siracusa e Agrigento sono decaduti e ad oggi non sono stati rinnovati dal ministero, nonostante sia stato espletato l’interpello; il prossimo 26 gennaio scadranno anche le reggenze di Messina e Ragusa. Di fatto la quasi totalità delle province siciliane è o sarà senza Dirigente territoriale con gravi ripercussioni. Gli uffici non garantiscono il loro funzionamento e diventa assai complicata la risoluzione dei problemi che coinvolgono il mondo della scuola siciliana. La scuola siciliana non può permettersi più di rimanere in uno stato di limbo dovuto alla politica, che non è in grado di assicurare stabilità e governabilità ad un sistema importante come la scuola”.
La caldaia è rotta e l’impianto di riscaldamento è fermo. Ma in Sicilia, si sa, fa sempre caldo.
Riproduzione riservata