Le prime due cose che saltano in mente quando si parla, in pubblico o in privato, dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria sono l’incertezza che aleggia sulla conclusione dei lavori e le ingerenze dei gruppi mafiosi nella sua realizzazione. L’incertezza riguarda non tanto l’anno in cui i lavori di ammodernamento della più importante arteria di comunicazione del Mezzogiorno saranno ultimati, quanto la possibilità stessa di portare a compimento i lavori iniziati ormai da oltre un quindicennio. Sulla presenza dei mafiosi, in linea con la loro rappresentazione pubblica prevalente, che li vede con le mani in pasta dappertutto e comunque sempre egemoni rispetto agli altri soggetti con i quali si trovano ad interagire, i dubbi si assottigliano ulteriormente. Se queste sono le prime due immagini solitamente associate alla Salerno-Reggio Calabria, il loro nesso causale è, se possibile, ancora più automatico: l’autostrada è incompleta, costosa, fatta male, pericolosa, congestionata d’estate (e deserta d’inverno) a causa delle mafie.
Del resto, non può che essere così, visto che l’autostrada scorre (e si inerpica) tra Campania e Calabria, due regioni la cui presenza sulla scena nazionale e internazionale della comunicazione è prevalentemente legata ai fatti che riguardano i gruppi criminali che su (alcune aree di) questi territori spadroneggiano. Insomma, luoghi comuni – o trappole, se si preferisce – dell’informazione, non troppo dissimili da quelli che consentono ai cappelli della Regina di monopolizzare lo spazio dedicato dai media mainstream a quel che succede in Inghilterra.
Al di là delle distorsioni e banalizzazioni comunicative che la rinchiudono in un triste cliché, la Salerno-Reggio Calabria è davvero un campo minato per tutti: per le grandi imprese che si aggiudicano i lavori, per l’Anas che sulla regolare realizzazione dell’opera è chiamata a vigilare, per i governanti locali e nazionali ai quali – a torto o a ragione – comunque si imputano i problemi di cui soffre l’infrastruttura. A ben vedere, l’autostrada è un vero guaio perfino per i mafiosi e per i loro amici imprenditori locali, in questi anni colpiti da dure condanne penali (ma anche caduti a terra come mosche) solo perché, a modo loro, volevano dare una mano nel completamento dell’opera. E una mano pare l’abbiano data davvero perché – secondo i magistrati – in questi anni sulla Salerno-Reggio Calabria si è realizzata, sistematicamente, un’estorsione (da parte dei mafiosi e ai danni della grande impresa nazionale) su una truffa (che le grandi imprese nazionali hanno potuto realizzare ai danni del committente grazie alla collaborazione coi mafiosi).
L’autostrada, dunque, da più punti di vista, è un luogo infido e pericoloso per chi la frequenta o è chiamato a occuparsene. Malgrado questa sua rinomata caratteristica, la schiera di politici e tecnici che – pubblicamente, se non addirittura in pompa magna – indica una data in cui sarà posata l’ultima pietra si amplia di continuo. A nulla valgono le figuracce fin qui collezionate dai vari Berlusconi, Passera, Ciucci e – come poteva essere altrimenti? – dallo stesso Renzi, che hanno indicato date contenute in calendari ormai ingialliti. Niente da fare, il fascino della profezia dell’ultima pietra è irresistibile, forse proprio perché “molti nemici, molto onore”. A questo proposito, le cronache registrano che l’ultimo in ordine di tempo a fare previsioni sulla conclusione dei lavori sia stato il Ministro Graziano Del Rio il quale, in diretta TV, ha dichiarato: “entro il 2016 la Salerno-Reggio Calabria sarà un’autostrada normale”. Alle parole del Ministro i giornalisti si sono sfregati le mani pensando già ai titoli ad effetto e al facile lavoro di archivio per elencare i precedenti illustri delle profezie mancate.
Ora, il punto non è quanto credito dare alle parole del Ministro, né fargli le pulci, dati alla mano, sullo stato di avanzamento dei lavori, in particolare dei tratti non da completare, ma ancora da finanziare. Piuttosto, per inquadrare in maniera corretta la questione, è indispensabile chiedersi cosa voglia dire che la Salerno-Reggio Calabria “nel 2016” (notare che la dichiarazione è del novembre 2015) sarà “un’autostrada normale”. L’interpretazione più “piana” è che dall’anno prossimo vi si potrà viaggiare in maniera (ragionevolmente) sicura e spedita. Altri potrebbero però pensare che il Ministro si volesse riferire agli incidenti mortali sul lavoro da contenere, nel 2016, entro limiti accettabili, cosa che finora, purtroppo, non è stata. Quale che sia il significato da attribuire alle parole di Del Rio, è certo che una volta (e non senza fatica) completata, questa grande opera continuerà ad essere fonte di problemi e discussioni. Sta in questo, forse, la “normalità” che attende la Sa-Rc, visto che anche le altre grandi opere, dentro e fuori il Mezzogiorno, non smettono di far parlare di sé una volta completate.
Ipotizzare una problematica normalità non è da gufi, ma è la logica conseguenza di come è stata realizzata, almeno in parte, l’infrastruttura. Problemi noti, visto che già nel 2002 i consulenti tecnici nominati dai magistrati titolari dell’indagine sul tratto Nord della Sa-Rc giungevano alle seguenti conclusioni: «la gravità del danno strutturale a causa delle diverse caratteristiche portanti della pavimentazione, rispetto a quelle originarie, all’apertura al traffico dei tratti interessati, provocherà (il dato viene dato per certo e non per probabile): deformazioni del manto stradale; formazione di ormaie (avvallamenti); perdita delle originarie condizioni di sicurezza per la circolazione». Insomma, è forse vero che il prossimo anno porterà in dote la fine dei lavori, ma è forse altrettanto vero che su alcuni tratti, individuabili ad occhio nudo da chi vi transita, il rischio è che ben presto bisognerà ricominciare a metter mano.
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