Questo articolo fa parte dello speciale Le librerie indipendenti in Italia
Nel 2015 in campo Santa Margherita – uno dei campi più grandi e più vivi della città, per l’animazione quotidiana dei caffè, dei bambini che «giocano in campo» dopo la scuola, dei banchetti del pesce, della verdura e dei fiori, per la prossimità con le sedi universitarie – apre la Libreria MarcoPolo. Non si trattava propriamente di una prima apertura, ma di un trasferimento. La libreria era nata nel 2002, grazie a Elisabetta, come libreria di viaggio, e dal 2006 aveva trovato sede a San Lio, dall’altra parte della città rispetto a Santa Margherita: una libreria piccola e finemente specialistica, che il mercoledì si riempiva delle cassette di frutta e verdura biologiche che i ragazzi lungimiranti e coraggiosi della società agricola Donna Gnora trasportavano in barca a remi e depositavano in libreria per il ritiro da parte dei clienti (e la mattina dopo l’acqua alta del 12 novembre 2019 solo il loro antico e rispettoso sistema di consegna avrebbe funzionato, in una città in cui all’improvviso era diventato impossibile trovare anche il pane).
La sede di San Lio ha chiuso nel 2011, a seguito della crisi economica. Ma ancora resisteva la vicina sede accanto al Teatro Malibran, aperta nel frattempo, gestita e curata da Claudio: destinata prevalentemente ai libri di seconda mano, la Marco Polo del Malibran è rimasta nella memoria dei veneziani per le vetrine eleganti e poetiche, nelle quali i libri erano esposti sospesi con lo spago, come Claudio aveva visto fare a Budapest. Nel 2015 la sede del Malibran chiude, e Claudio apre a Santa Margherita con Sabina e Flavio, e con la stessa, attenta selezione di editori di libri nuovi che al Malibran avevano trovato posto accanto all’usato.
Nel 2015 apre la Libreria MarcoPolo. Non si trattava propriamente di una prima apertura, ma di un trasferimento. La libreria era nata nel 2002 e dal 2006 aveva trovato sede a San Lio, dall'altra parte della città rispetto a Santa Margherita
Con l’apertura della MarcoPolo in campo Santa Margherita, l’area tra l’Accademia e i Frari si popola ulteriormente di librerie. In questa zona, nel giro di qualche centinaio di metri, Venezia conosce una concentrazione di librerie che sarebbe eccezionale per qualunque città: la Toletta e la MarcoPolo; la Mare di Carta, specializzata in pubblicazioni di nautica e marineria; le due sedi della libreria-editrice Cafoscarina dell’informato e attento Stefano Chinellato, contigue alla sede centrale dell’Università Ca’ Foscari, dove si trovano titoli anche recentissimi in lingua straniera, fino al russo e al cinese, e dove da ultimo è stata aperta una ampia sezione di libri nuovi a metà prezzo; il Punto Einaudi, che non è tecnicamente una libreria indipendente ma è uno splendido angolo di libri, con una piccola corte interna, nascosto in una calle vicino ai Frari. Nel 2015, peraltro, erano ancora aperti – ma sono stati poi risucchiati nel progressivo impoverimento della città – un remainder in Calle lunga S. Barnaba e una libreria per bambini nei pressi di Santa Margherita. È davvero – osserva Claudio con efficacia e capacità di visione, evocando il Museum mile di New York – un «miglio delle librerie», comodissimo per chi, un pomeriggio, voglia fare il giro di tre, quattro librerie, in una città in cui – conviene sempre ricordarlo –, diversamente da ogni altra città, si va solo a piedi. «È come avere tutte queste librerie in un’unica città in una stessa zona pedonale. Per tornare a un’idea del genere devi tornare alla Londra anni Ottanta, o ad Amsterdam».
Tra Rialto, S. Marco e S. Stefano, dove pure le librerie non mancano, la concentrazione è forse minore: la libreria dell’usato Acqua Alta, inclusa, grazie alla consacrazione del «New York Times», fra le «dieci librerie più belle del mondo» e perciò sempre affollata di turisti che all’interno fotografano la gondola tirata in secca e riempita di libri usati, e all’esterno fotografano se stessi, nell’affaccio suggestivo sul canale; le due librerie Filippi, specializzate in storia e cultura veneziana; dietro campo san Luca, una Ubik che ha ereditato la sede della libreria Goldoni; procedendo verso campo San Stefano, la Linea d’acqua, in calle della Mandola, raffinatissima libreria antiquaria dalla quale ha preso vita una sofisticata casa editrice, e la libreria Bertoni, che commercia in libri esauriti e fuori catalogo, specialmente testi d’arte, architettura, fotografia e su Venezia.
Il turismo è ovunque, a Venezia, è parte strutturale e nei fatti costitutiva della città e della sua fisionomia: anche la libreria MarcoPolo – come a sua volta la Toletta – è meta di un tipo di turismo esperto e sofisticato, diverso da quello che affolla la libreria Acqua Alta. Nel racconto di Claudio tornano continuamente immagini, idee e suggestioni di città e librerie d’Europa: «È importante – teorizza – lo sguardo su un’altra città». Forse lo è ancor più nell’internazionale e insieme conchiusa realtà veneziana. Quando gestiva la Marco Polo vicina al Malibran, Claudio cercava libri usati, anche di argomento veneziano, soprattutto fuori città; il fornitore di libri stranieri era un libraio di Budapest; e quando ricorda i suoi viaggi di esplorazione libraria, a Berlino e altrove, Claudio si descrive «come un architetto che va a vedere le architetture».
Da pochi mesi, sempre in campo Santa Margherita, di fronte alla sede principale, la MarcoPolo ha aperto una nuova libreria di libri usati (USATA by MarcoPolo): uno spazio piccolo e colorato, dove il lettore si muove con agio fra i volumi, disposti secondo una logica chiara, immediata, attraente; dove tornano alla mente le parole celebri di Virginia Woolf intorno alle librerie londinesi dell’usato («come sempre veniamo colti dallo stesso senso di avventura. I libri usati sono libri selvatici, libri senza tetto; [...] possiedono il fascino che manca ai volumi addomesticati delle biblioteche»: Virginia Woolf, Londra, traduzione e cura di Mario Fortunato, Bompiani, 2017).
È il medesimo criterio ordinativo che Claudio illustra per la sede principale: «in libreria – spiega – la disposizione, la cura nell’esposizione è estremamente importante. Ed è importante la coerenza in quello che si espone». Anche nella libreria principale, come ovunque a Venezia, nei supermercati e nelle case, il limite è lo spazio. Al momento, la MarcoPolo ospita fra i venti e i trenta editori, e «se entra un editore nuovo ne deve uscire un altro». Proprio questa necessaria selezione aiuta, anche in negativo, a definire il profilo, la fisionomia della MarcoPolo: «forse – riflette Claudio – la natura della libreria si capisce meglio attraverso gli editori che non abbiamo».
Il turismo è ovunque, a Venezia, è parte strutturale e nei fatti costitutiva della città e della sua fisionomia: anche la libreria MarcoPolo – come a sua volta la Toletta – è meta di un tipo di turismo esperto e sofisticato
I libri esposti sul tavolo e sugli scaffali della MarcoPolo riflettono le scelte e le sensibilità di Claudio (veneziano, ingegnere elettronico, con un passato in azienda e nel settore turistico), di Sabina (che è di Mantova, si è laureata in architettura a Venezia, si è occupata di progettazione di interni), di Flavio (di Treviso, ha studiato lettere e lavorato nella ristorazione). Claudio si occupa di saggistica e World Literature; Sabina dei libri illustrati; Flavio della letteratura di genere e dello sport (che sa raccontare a bambini affascinati, accompagnandoli nella scelta del libro su Michael Jordan o Platini). Nella selezione dei titoli la saggistica, soprattutto relativa a femminismo e crisi climatica, sta diventando preponderante. E sono «politiche» anche le scelte relative alla narrativa: dal maggio 2020 – quando fu lanciato il Primo maggio femminista transnazionale –, la «linea rossa» (cioè di massima visibilità) nell’esposizione della narrativa è dedicata solo ad autrici, e da allora, pur senza alcuna dichiarazione programmatica, questa scelta si è mantenuta costante. «È come dire ai lettori – riassume Claudio – “noi facciamo questo sforzo: provate a farlo anche voi”». Lo stesso sguardo sul mondo, lo stesso taglio netto e nel senso migliore politico, si rivela nelle sezioni di poesia, graphic novel, letteratura di viaggio, letteratura per bambini e ragazzi.
Nell’ordinamento sul tavolo centrale e sugli scaffali, i libri dialogano fra loro. Allo stesso modo, dialogano fra loro passioni e competenze dei tre librai: se Claudio si occupa dell’aspetto gestionale, Sabina presiede all’allestimento degli spazi. Le due vetrine di S. Margherita – quella del nuovo e quella dell’usato – spiccano, nell’angolo di campo in cui si fronteggiano, per l’euritmia semplice e lineare della struttura, cui conferiscono fascino lo spazio, la luce, la scelta sapiente dei colori («I libri», ricorda Claudio, «sono anche belli»).
Nel miglio delle librerie, la Toletta e la MarcoPolo formano una piccola enclave di libri belli, nuovi e vecchi, dentro una città erosa dal turismo e impoverita di abitanti. È una enclave accogliente e rispettosa, che sembra «più grande dello spazio che occupa», che «fa incontrare le persone e le idee» (Nadia Wassef, La libraia del Cairo, Garzanti, 2021). Che resiste, grazie all’esercizio maturato negli anni e nei decenni sui libri «selvaggi e senza casa» dell’usato, grazie al coraggio delle scelte e all’ampiezza dello sguardo dei librai, nel tempo e nello spazio.
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