Tutto è cominciato con un furgoncino che portava libri in giro per l’Italia. Poi un giorno il piccolo mezzo carico di storie si è fermato nella città di origine del suo autista e ha fatto nascere uno dei suoi luoghi più animati e suggestivi. Sembra una favola a lieto fine e invece è tutto vero perché questa è la storia di Colapesce: libreria, caffè, enoteca e luogo di incontri culturali in attività a Messina dal 2014.

È Filippo Nicosia, scrittore e libraio trentanovenne, con all’attivo due romanzi e numerosi anni di lavoro nell’editoria indipendente, a trovare le parole giuste per raccontare come il suo sogno di portare i libri laddove le persone vivono e si incontrano sia diventato realtà: «prima di Colapesce c’era Pianissimo», una libreria itinerante che nasce «dalla disperazione e dalla rabbia» maturate dopo anni di lavoro a stretto contatto con le difficoltà del fare libri fuori dai grandi circuiti editoriali e distributivi. Una rabbia che non si è esaurita in se stessa ma è diventata qualcos’altro: innanzitutto «un viaggio per andare a vedere come agire in prima persona» e dimostrare come «con un po' di fantasia» e pochissimi mezzi si potesse fare qualcosa fuori e contro le regole spesso spietate del mercato editoriale.

Colapesce nasce dall’idea che, nonostante i pochissimi mezzi, con un po’ di fantasia sia possibile fare qualcosa fuori e contro le regole spesso spietate del mercato editoriale

Così, investendo poche migliaia di euro in un iconico furgoncino di seconda mano e, soprattutto, potendo contare sul sostegno di numerose case editrici medie e piccole e di una rete di associazioni sparse in tutta Italia, Nicosia ha potuto battere paesi e periferie urbane ottenendo un successo che ha superato di gran lunga le sue aspettative. A un certo punto, la decisione di fermarsi in riva allo Stretto di Messina è venuta quasi automaticamente. «È stato durante il momento di ribellione e di rivoluzione che ha vissuto Messina dopo il 2012 che da Pianissimo è nata Colapesce» – sottolinea. «Il bisogno di lasciare un segno tangibile, qualcosa che durasse anche dopo di me, ha incontrato persone capaci di capire, interpretare e vivere lo spirito di un’esperienza come questa».

Il furgoncino carico di libri ha dunque trovato la propria collocazione ideale dentro il teatro Pinelli Occupato, che era nato nell’inverno del 2012/13 sulla spinta del movimento dei lavoratori della cultura e dello spettacolo partito con l’occupazione dello storico teatro Valle a Roma e, poi, nei piccoli locali adiacenti a una piazzetta liberty, piazza Lo Sardo. Qui, in un luogo tra i più significativi del centro di Messina – che era stato teatro dei movimenti giovanili degli anni Settanta –, la libreria Colapesce ha iniziato la propria attività, contribuendo a fare uscire la zona dal degrado in cui era piombata negli anni del riflusso.

La città dello Stretto da decenni vive in maniera particolarmente accentuata i problemi tipici delle metropoli del Sud: estinzione delle attività economiche tradizionali, deindustrializzazione, sfilacciamento del tessuto civile, forte emigrazione giovanile, mancanza di linee guida per un nuovo sviluppo, saccheggio del territorio e delle risorse economiche. Dopo il 2010, tuttavia, è stata attraversata da una rinnovata conflittualità e da interessanti fermenti culturali. Il movimento per i beni comuni e contro il distopico progetto del Ponte sullo Stretto ha assunto dimensioni di massa e introdotto nel dibattito culturale locale un rinnovato interesse per la tutela dell’ambiente, l’economia sostenibile, l’identità di luogo come elemento di apertura e non come localismo sterile. Sono nate fondazioni culturali di rilievo euromediterraneo, come il parco Horcynus Orca – ispirato all’opera dello scrittore Stefano D’Arrigo – ed è emerso un circuito teatrale indipendente di tutto rispetto.

Nel 2014 la libreria Colapesce ha iniziato la propria attività e ha contribuito a fare uscire il centro di Messina dal degrado in cui era piombato negli anni del riflusso

In questo contesto complicato ma ricco di stimoli, Colapesce si è inserita bene e gioca un ruolo di primo piano. Filippo Nicosia è tornato a vivere a Firenze e a occuparsi di editoria. Oggi, al suo posto, un gruppo di giovani donne ha raccolto il testimone e dato nuova vita all’iniziativa, nonostante il passare del tempo abbia aumentato le difficoltà e moltiplicato gli ostacoli.

«Il pescatore Colapesce, secondo la leggenda, si sobbarca il peso della Sicilia che rischia di affondare. Allo stesso modo noi ci siamo assunte la responsabilità di continuare quest’avventura». Ricorrendo al mito, l’architetta Venera Leto racconta la nuova fase dell’unica vera libreria-caffè della città. I suoi scaffali sono ancora dedicati prevalentemente ai piccoli e medi editori, ma la scelta dei temi rispecchia fedelmente la personalità della nuova gestione. Ci sono sezioni dedicate al paesaggio, alla percezione del territorio, al valore della bellezza. L’ architettura, le arti figurative, la fotografia, il design hanno un ruolo preponderante, ma il cinema e la musica non sono da meno.

Venera svolge anche un lavoro di scouting alla scoperta di quei piccoli editori, magari giovani, che ripubblicano classici dimenticati o che fanno scelte originali e fuori dal mainstream. Una particolare attenzione viene dedicata alle tematiche LGBTQ+, non solo per quanto riguarda i titoli selezionati ma anche sostenendo direttamente le associazioni e i collettivi arcobaleno e transfemministi che periodicamente si riuniscono in libreria e vi svolgono iniziative pubbliche.

L’idea di Colapesce come luogo di socialità che contribuisce a un’idea di rigenerazione urbana non è infatti venuta meno: prima del biennio pandemico il locale ha ospitato non soltanto presentazioni di libri e incontri politici, ma anche mostre di grafica, fotografia, pittura e concerti acustici di musicisti del territorio e provenienti da tutto il mondo, come la Rappresentante di Lista o gli Zen Circus.

Durante il periodo delle restrizioni, invece, un uso sapiente dei principali social ha permesso di costruire una larga community virtuale che tuttora affianca e potenzia quella in loco, che è tornata a incontrarsi dal vivo.

Infine, ma non per ordine d’importanza, Colapesce si distingue anche per l’impegno animalista e ambientalista, che si è concretizzato in un menù rigorosamente vegetariano e vegano, nonché nella scelta di devolvere parte dei guadagni quotidiani al principale rifugio felino della città e di partecipare attivamente alle campagne per il sostegno alle attività di volontariato animalista e l’adozione dei gatti abbandonati.