Il film di Michael Moore Roger & Me, girato alla fine degli anni Ottanta per documentare le conseguenze sociali della deindustrializzazione a Flint, nel Michigan, sede della General Motors, si concludeva con la ripresa dal vivo dello sfratto di un disoccupato e della sua famiglia, letteralmente buttati in strada, in pieno inverno, sotto lo sguardo attonito dei bambini, che cercano di mettere in salvo uno striminzito alberello di Natale.

Il volume di Matthew Desmond, Evicted. Poverty and Profit in the American City (Penguin Books, 2017, 432 pp.), si apre con una descrizione che sembra riprendere il filo del discorso laddove Michael Moore lo interrompeva circa tre decenni addietro, anche se, come vedremo, diversi sono in parte i protagonisti: non più soltanto famiglie di disoccupati industriali ma anche madri sole, per lo più afroamericane, e adulti con problematiche specifiche. Desmond, giovane e pluripremiato professore associato di scienze sociali nell’Università di Harvard (un suo precedente libro sulla vita dei pompieri, On the Fireline: Living and Dying with Wildland Firefighters, ha vinto il prestigioso Max Weber Award for Distinguished Scholarship dell’American Sociological Association), è l’autore del libro che in questo 2017 ha vinto il Pulitzer nel settore non-fiction. Fin dalle prime pagine si comprende perché Desmond goda di tanta popolarità, anche al di fuori dell’ambito accademico.

Ricorrendo a un efficace espediente narrativo, Desmond apre il libro con una sequenza quasi cinematografica che ha al suo centro una palla di neve lanciata da Jori, un ragazzino di tredici anni, contro il parabrezza di un’auto ferma al semaforo. Il gesto scatena la reazione del conducente, che esce dall’auto e si dirige verso la casa dove Jori è andato a rifugiarsi, prende violentemente a calci la porta, distrugge la serratura e va via. La palla di neve genera una valanga. Nella scena successiva assistiamo infatti allo sfratto della famiglia. Jori, la madre e il fratello di cinque anni vengono posti di fronte a una scelta, truck o curb: nel primo caso i mobili e il loro contenuto saranno portati via da un camion, nel secondo caso deposti sul marciapiede. La donna non possiede i 350 dollari necessari per pagare il trasporto e «opta» per il marciapiede. Insieme ai figli trascinerà le sue cose prima in uno shelter, pomposamente chiamato «The Lodge» per attenuarne il carattere di dormitorio per i poveri, poi in una casa fatiscente che da lì a poco sarà dichiarata inagibile, successivamente nel cuore di un appartamento in un’area sotto il controllo degli spacciatori e, infine, in due stanze il cui affitto ammonta a oltre l’80% del suo sussidio di povertà.

Con questo avvincente prologo Desmond ci introduce al tema al centro del suo lavoro: la povertà abitativa nelle città degli Stati Uniti e la minaccia dello sfratto come forma di controllo sociale dei poveri. La qualità letteraria di queste pagine iniziali, così come del resto dell’intero libro, potrebbe trarre in inganno il lettore, ma Evicted non è un libro basato su fatti o personaggi inventati («this is a work of non-fiction», avverte non a caso l’autore) bensì il frutto di un’accurata indagine sociologica, realizzata tra maggio 2008 e dicembre 2009, che combina osservazione partecipante, interviste in profondità, analisi di documenti e dati statistici ufficiali.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 3/17, pp. 437-439, è acquistabile qui]