Il 2021 ci ha fatto dono di una estate italiana ricca di premi nel mondo dello sport: coppa Delaunay agli Europei di calcio, 40 medaglie alle Olimpiadi e 69 alle Paralimpiadi di Tokyo, finale di Wimbledon, oro agli Europei di Volley femminile e maschile, oro agli Europei di Softball femminile. Poi l’autunno, con la stagione dei premi nei Concorsi musicali internazionali. Ai «Gramophone Awards» l'ensemble di musica classica Accademia Bizantina è stato votato come seconda migliore orchestra del mondo. Il 18° Concorso pianistico «Chopin» di Varsavia ha visto tra i vincitori l’italo-sloveno Alexander Gadjiev (27 anni, 2° premio) e la padovana Leonora Armellini (29 anni, 5° premio).
In ultimo, il 24 ottobre si è tenuta a Genova la finale del 56° Premio violinistico “Niccolò Paganini», che ha assegnato il 1° premio al ventenne Giuseppe Gibboni. Prima di lui erano riusciti nell’impresa solamente Salvatore Accardo (1958), Massimo Quarta (1991) e Giovanni Angelieri (1997). Una vittoria particolarmente significativa per il nostro Paese che vede ritornare il premio in patria dopo 24 anni: un assegno del valore di 30.000 euro, 15 concerti in prestigiose stagioni italiane, un contratto biennale con un’agenzia di concerti di Shanghai per la rappresentanza in Cina e l’onore di suonare il Guarneri del Gesù del 1743, «Il Cannone», lo strumento leggendario appartenuto a Paganini. Gibboni si è aggiudicato anche i premi per la migliore esecuzione del Concerto e dei Capricci di Paganini, nonché il premio del pubblico. Ciò che è ancora più notevole nella sua impresa è il fatto che il violinista proviene da Campagna, un piccolo centro di montagna di 16 mila abitanti, a due passi da Eboli, nella Piana del Sele. Gibboni si è diplomato presso il Conservatorio «Martucci» di Salerno che, pur godendo di una vista mozzafiato sul golfo non dispone, come purtroppo capita anche a molti centri di istruzione del Mezzogiorno, di grandi risorse economiche e soffre di alcuni problemi strutturali.
A scorrere il lungo elenco di premi musicali, ci si trova di fronte a una grande vittoria italiana, frutto di una combinazione di talento, preparazione fisica e psicologica e molto impegno. Esattamente gli stessi fattori richiesti a un atleta che ha scelto lo sport, che influenzano la sua performance come quella di chi ha scelto di dedicarsi con sacrificio alla musica.
A scorrere il lungo elenco di premi musicali, ci si trova di fronte a una grande vittoria italiana, frutto di una combinazione di talento, preparazione fisica e psicologica, studio, sacrificio e impegno
Eppure, nonostante il nostro sia un Paese ricco di storia e tradizioni musicali, nonché di talenti, queste competizioni sono rimaste in sordina e non hanno goduto della stessa attenzione (da parte del pubblico, della stampa, della classe politica) di cui hanno beneficiato le competizioni sportive. Il seguito che questi premi hanno avuto è rimasto quello di un pubblico di nicchia, poco numeroso, formato soltanto da chi fa parte del mondo della musica. Non dovremmo forse porci l’obiettivo di diffondere l’interesse e la passione verso la cultura musicale al pari di quella sportiva, le cui competizioni riescono ad avere un seguito ben più corposo?
La bozza della Legge di Bilancio 2022 all’art. 103 ha introdotto l’insegnamento curriculare dell’educazione motoria nella scuola primaria per almeno due ore settimanali per la classe quinta (a partire dall’anno scolastico 2022/2023) e per la classe quarta (a partire dall’anno scolastico 2023/2024), sottolineandone l’importanza per il benessere psicofisico, il pieno sviluppo della persona e quale strumento di apprendimento cognitivo.
L’insegnamento strumentale, pur essendo propedeutico ad eventuali studi musicali approfonditi e sistematici, non mira a formare futuri professionisti. Esso dovrebbe essere parte integrante del progetto educativo della scuola dell’obbligo sin dai gradi inferiori
Lo stesso senso di delusione per la poca attenzione ricevuta nelle competizioni musicali si prova nel notare la mancanza di un articolo di legge dedicato all’insegnamento strumentale nella scuola primaria. Soprattutto perché quest’ultimo, oltre a perseguire obiettivi specifici, promuove la formazione globale dell’individuo, la consapevolezza del rapporto tra organizzazione dell’attività senso-motoria e la formalizzazione dei propri stati emotivi, la ricerca di un corretto assetto psico-fisico (Allegato A del D.M. 201/99).
Per far crescere l’albero della cultura musicale è necessario partire dalle radici: l’insegnamento strumentale, pur essendo propedeutico ad eventuali studi musicali approfonditi e sistematici, non mira a formare futuri professionisti. Esso dovrebbe essere parte integrante del progetto educativo della scuola dell’obbligo sin dai gradi inferiori.
La L. 124/99 (con il D.M. 201/99) ha ricondotto a ordinamento i corsi sperimentali ad indirizzo musicale nella scuola media e il D.P.R. 89/2010 ha introdotto il percorso del Liceo musicale e coreutico. Nell’edificio dell’insegnamento strumentale nella scuola mancano le fondamenta: una legge dedicata allo studio di uno strumento nella scuola primaria consentirebbe un’importante alfabetizzazione musicale, al pari dello studio delle lettere o dei numeri, che non può essere delegata solo alle orchestre di bambini nell’ambito dei progetti del Terzo settore che, pur importanti, possono avere un impatto molto limitato.
Giuseppe Gibboni ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia di musicisti che ne hanno saputo individuare precocemente lo straordinario talento e sono stati in grado di sostenerlo e di evitare che il suo talento potesse disperdersi. Ma quanti talenti musicali si trovano nei paesini delle aree interne, o nelle periferie delle grandi città italiane, che non verranno mai allo scoperto? Come ha ribadito Martha Nussbaum nella sua rielaborazione dell’approccio delle capacità di Amartya Sen, per garantire una capacità a una certa persona non è sufficiente produrre stati interni di disponibilità ad agire. È almeno altrettanto necessario predisporre l’ambiente materiale e istituzionale in modo che le persone siano effettivamente in grado di esercitare una specifica funzione, nel nostro caso coltivare il proprio talento musicale. Come nello sport, con ciò non si vuole sostenere che bisogna produrre solo campioni, ma certamente dare ai musicisti classici che eccellono la stessa visibilità dei campioni sportivi può far nascere in un bambino o una bambina la curiosità verso uno strumento musicale e diffondere nelle famiglie la consapevolezza dell’importanza e bellezza di questo tipo di formazione. Di questo, chi elabora politiche pubbliche e chi fa informazione, innanzitutto, dovrebbero tenere conto.
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