Una questione controversa: i rapporti fra Chiesa e Stato, religione e politica.
Pubblicato originariamente nel 1923 nell'ambito del rinnovamento cattolico del primo dopoguerra, il testo di Schmitt è stato percepito ora come momento di una nuova riflessione teologica trionfalistica, ora come appello ad un'alleanza fra cattolicesimo e conservatorismo borghese contro il comunismo, ora come trattato apologetico della maestà ecclesiastica, ora infine come critica della modernità liberale. Riproporlo e riscoprirlo oggi, in un contesto storico, politico e culturale assai mutato, significa riconoscerne l'intatta forza di suggestione e l'immutata validità come contributo alla comprensione e all'interpretazione di una delle questioni centrali del nostro tempo: quella dei rapporti fra Chiesa e Stato, religione e politica.

Carl Schmitt (1888-1985) ha insegnato in varie università tedesche, prima di diventare professore all'Università di Berlino nel 1933. Avendo aderito al nazismo, alla fine della seconda guerra mondiale fu costretto ad abbandonare l'insegnamento. Si ritirò a vita privata continuando a lavorare e a pubblicare nel campo del diritto internazionale. Fra le sue molte opere tradotte in italiano ricordiamo, pubblicate dal Mulino, "Amleto o Ecuba" (1983) e "Le categorie del 'politico'" (1972, ultima ed. 1998).

Collana "Voci", Bologna, il Mulino, pp. 100, euro 10.