Questo articolo fa parte dello speciale Amministrative 2019
Dino Nikpalj, una delle firme di punta del principale quotidiano bergamasco, a meno di un mese dal voto ha descritto la campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Bergamo nei termini di una “fuga dei candidati”. Solo 4 sono infatti gli aspiranti alla poltrona di primo cittadino, sostenuti da 11 liste che raccolgono in totale 334 candidati consiglieri. Sono il 60% in meno rispetto al 2004, quando si confrontarono 11 candidati a sindaco e 849 aspiranti consiglieri; e circa il 35% in meno rispetto al 2009 e al 2014, quando per la poltrona di sindaco corsero in 6, mentre gli aspiranti consiglieri erano, rispettivamente, 491 e 512. Secondo Nikpalj, questi numeri evidenziano una disaffezione dei cittadini bergamaschi nei confronti dell’attività politica, che trova riscontri in dati analoghi rilevabili nei paesi della provincia.
Vero è che la passione per la politica e la fiducia nelle istituzioni si è ridotta in questi anni nella Bergamasca, così come è accaduto più in generale nel Paese. Non è questa la sede per un dettagliato confronto tra i flussi delle candidature alle elezioni amministrative in Italia, tuttavia uno sguardo ai numeri di altre città italiane aiuta a comprendere come il processo messo in luce da Nikpalj sia il prodotto di una dinamica generale ma, probabilmente, dipenda anche da fattori riconducibili ad alcune peculiarità della campagna elettorale cittadina in corso. In primo luogo, vale la pena osservare come la destra si presenti compatta. Il candidato sindaco leghista, Giacomo Stucchi, è sostenuto da quattro liste – Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Bergamo Ideale-Stucchi Sindaco – e non esiste nessun’altra formazione di destra che presenti candidati propri: solo in questo modo, del resto, la destra bergamasca può pensare di superare il candidato del Partito democratico Giorgio Gori che, nonostante corra in un momento molto sfavorevole dal punto di vista della politica nazionale, rimane una personalità forte. Si tratta infatti di un uomo che gode di notorietà in tutto il Paese e, grazie ai suoi trascorsi professionali come direttore delle reti di Berlusconi, di stima e di relazioni in larghi settori della destra lombarda. Se la forza di Gori ha forse contribuito a compattare la destra, certo la situazione politica nazionale ha avuto effetti analoghi sulla sinistra locale. Gori, infatti, proprio in ragione della sua moderazione, non è mai stato un candidato apprezzato dalle forze alla sinistra del Partito democratico.
Tuttavia, già in occasione delle passate elezioni, seppe abilmente ampliare il proprio consenso in una parte di quei settori, grazie alla accorta costruzione di una squadra di amministratori più inclusiva, soprattutto in direzione del mondo cattolico-sociale, per molti aspetti peculiare e quantitativamente rilevante nella città orobica. Alla metà del suo mandato, però, le vicende legate alla realizzazione di un parcheggio in Bergamo Alta hanno generato una forte spaccatura nella sinistra orobica. Il parcheggio di 9 piani, collocato in prossimità delle mura venete – di recente dichiarate patrimonio Unesco – e realizzabile solo a seguito dell’abbattimento di un’ampia area verde, era stato progettato nel 2001 da un’altra amministrazione ma, a causa di una frana e dell’apertura di fascicoli giudiziari, i lavori erano stati sospesi. Gori, nel 2017, decise di riavviarli: seguì così la costituzione di un comitato cittadino, il Noparkingfara, che tentò con vari mezzi di fermare l’opera. I lavori vennero comunque avviati, ma il comitato continuò, e continua ancora, la sua battaglia contro il progetto. Molte delle persone organizzate nel Noparkingfara appartengono al mondo dell’ambientalismo, oppure sono donne e uomini almeno in parte provenienti da diverse associazioni politico-culturali riconducibili all’arcipelago della sinistra: fino a un paio di mesi fa, parevano tutti soggetti orientati a combattere, o comunque a non sostenere, la ricandidatura di Gori, senza possibilità di mediazione, proprio in ragione di quel parcheggio. Poi l’evoluzione politica nazionale, il rafforzamento dell’attuale ministro degli Interni, la paura di alimentarne la corsa, la sensata percezione che il controllo dell’amministrazione possa contribuire a contenere le derive di cui lo stesso ministro si fa promotore – soprattutto sui temi dell’immigrazione e dei diritti di cittadinanza – ha prodotto una divisione all’interno del comitato e del suo mondo di riferimento.
Il timore di avere anche un sindaco leghista, in un momento in cui regione e governo sono già sotto il controllo della Lega, ha quindi alimentato la spinta verso un ricompattamento della sinistra, il cui prodotto politico principale è oggi la lista “Ambiente, partecipazione e futuro” a sostegno di Gori, nella quale si contano diversi esponenti del Noparkingfara. Esiste tuttavia una componente più radicale – ma secondo i sondaggi recentemente pubblicati molto minoritaria (circa l’1,5%) – del comitato che ha scelto di non appoggiare Gori, lavorando con Rifondazione comunista alla costruzione della candidatura dell’ex assessore Francesco Macario. Rispetto al peso di tali componenti della sinistra locale le opinioni divergono, e molti sottovalutano: pare tuttavia che, in questo momento storico, Gori non possa permettersi di fare a meno di nessun voto, certo non di quanti si riconoscono in Ambiente, partecipazione e futuro con l’intenzione di influire, in caso di elezione, sulla questione del parcheggio. Non è del resto un caso se il programma diffuso dall’attuale sindaco si apra proprio sulla questione della viabilità, con l’obiettivo di delineare un profilo green per la sua amministrazione, nel quale siano valorizzate le forme di mobilità alternative alle automobili di cui, negli intenti, si vorrebbero contenere gli ingressi quotidiani in città – oggi assestati a 60/65.000 in una città di 121.000 abitanti. Sul versante opposto, Stucchi mette al primo posto il tema della sicurezza (seguita da ambiente e traffico) che declina al livello dei quartieri. Stucchi conta così sull’effetto traino del discorso leghista a livello nazionale, interpretando la percezione di vessazione e di insicurezza diffusa nonostante – secondo i dati presentati dalla questura di Bergamo all’inizio dell’anno – furti, rapine e truffe siano in calo generalizzato nella provincia: con riferimento a queste tre voci, secondo la polizia cittadina, si è passati dalle 50.000 violazioni complessive del 2014 a meno di 40.000 nel 2018, mentre i furti su scala provinciale sono scesi da 21.546 a 20.670.
Ma, in politica, la rappresentazione pesa spesso più della realtà e, in una fase della politica nazionale che soffia in questa direzione, la destra locale sa bene di dover giocare qui la propria partita, anche perché, almeno su una parte dell’operato dell’amministrazione Gori, non si dà un giudizio negativo, nei circuiti della destra moderata. Un sondaggio pubblicato il 21 aprile da “L’Eco di Bergamo” dava Gori avanti 11 punti ma, contemporaneamente, evidenziava la presenza di un 32% di indecisi, quelli che faranno la differenza, insieme agli elettori del quarto candidato – Nicholas Anesa del Movimento 5 Stelle, dato intorno al 7% – qualora si andasse al ballottaggio.
La partita, oggi, appare molto aperta e i due candidati principali hanno a disposizione carte diverse: Stucchi il vento politico nazionale da sfruttare, soprattutto nei riguardi dell’elettorato generico e indeciso, oltre all’insofferenza di alcuni verso specifiche scelte dell’attuale sindaco, come l’estensione delle soste a pagamento in città nei giorni festivi; Gori, invece, ha dalla sua parte i timori generati a sinistra dal vento leghista, a cui si aggiungono il lavoro svolto nel corso del suo mandato – che gli ha garantito, insieme alle critiche, anche riconoscimenti – e la forza delle sue complesse relazioni sul territorio.
[Questo approfondimento sulle amministrative di maggio tocca le quindici città più popolose in cui si rinnovano i Consigli comunali: Bari, Bergamo, Cesena, Ferrara, Firenze, Foggia, Livorno, Modena, Perugia, Pescara, Prato, Reggio Emilia, insieme a Cagliari e Sassari dove, in ragione dell’autonomia dell’Isola, si voterà il 16 giugno.]
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