Quel sabato 26 settembre 1959, nei giorni in cui i notiziari annunciavano lo storico viaggio del leader sovietico Krusciov negli Stati Uniti e il suo vertice con il Presidente americano Ike Eisenhower, le telecamere dell’unico canale Rai si spengono sul Teatro dell’Arte al parco di Milano, dove per tre giorni è stato allestito, in occasione del primo «Salone del bambino», uno studio chiamato «Il circo del Paese dei balocchi», con esplicito riferimento al popolare Pinocchio di Carlo Collodi. Si conclude così il primo Festival dello Zecchino d’oro, concorso di canzoni per ragazzi presentato da Cino Tortorella nei panni del Mago Zurlì, noto personaggio della tv per bambini, con Romolo Siena alla regia, i piccoli cantanti accompagnati dall’orchestra del maestro Peppino Principe e la partecipazione dei pupazzi di Maria Perego e dell’attore Franco Magistri nei panni del burattino Pinocchio.

Gli zecchini d’oro erano un’antica moneta di valore, coniata prima a Venezia e in seguito in altri Stati italiani. Nel corso delle sue avventure, Pinocchio, burattino di legno che prende miracolosamente vita, riceve cinque zecchini d’oro dal burbero circense Mangiafuoco, ma cede alle lusinghe dei malfidati Gatto e Volpe, che lo truffano invitandolo a seppellirli nel «Campo dei miracoli» con la promessa di un albero che avrebbe dato per frutti le preziose monete.

L’opera di Collodi non aveva ispirato solo il nome del premio, ma anche i titoli delle due puntate eliminatorie e della finale del neonato concorso: giovedì 24 era in programma il «Pomeriggio di Mangiafuoco», seguito il giorno dopo dal «Pomeriggio della volpe e del gatto» e dal «Pomeriggio al campo dei miracoli» il sabato. La giuria era formata da dieci bambini, cinque fanciulle e cinque fanciulli, chiamati «Lumachine» e «Grilli parlanti», scelti tra i migliori alunni delle classi quarte e quinte elementari di Milano. La formula era palesemente ispirata a quella del già celebre Festival di Sanremo, la kermesse canora ormai giunta alla sua nona edizione che, come il popolare settimanale di enigmistica, vanta innumerevoli tentativi di imitazione.

La formula era palesemente ispirata a quella del già celebre Festival di Sanremo, la kermesse canora ormai giunta alla sua nona edizione che, come il popolare settimanale di enigmistica, vanta innumerevoli tentativi di imitazione

Come quello di Sanremo, anche il Festival dello Zecchino d’oro prevede una gara di canzoni inedite: in risposta al bando degli organizzatori ne erano pervenute poco più di venti, ridotte a dieci da una commissione selezionatrice. Ascoltate dai giovanissimi giurati nel corso dei primi due pomeriggi, le canzoni si riducono a cinque per il pomeriggio finale, quando agli autori della preferita viene assegnato l’ambito premio, dissepolto dal terreno di un ricostruito «Campo dei miracoli» dagli attori Gianni Caiafa e Teresa Tosti, interpreti dei personaggi dell’epopea collodiana.

Siamo in pieno boom economico e demografico, e quello dei prodotti per l’infanzia è un settore in grande crescita. Il neonato Salone del bambino, apertosi il 13 settembre alla presenza del ministro per il Commercio con l’estero Dino Del Bo, è una manifestazione fieristica che vede la partecipazione – oltre che di un folto pubblico di giovanissimi – delle più importanti aziende italiane. Nella «sala delle api industriose» si svolgono quotidiane presentazioni e sfilate d’abbigliamento per i più piccini, mentre nella «saletta delle formiche» ogni giorno sono messi in movimento i nuovi giocattoli meccanici. Ai migliori prodotti «degni dell’era dello Sputnik» sono riservati i «Pinocchio d’oro», il riconoscimento attribuito dall’Associazione nazionale fabbricanti giocattoli e bambole. Gli audiovisivi rivolti ai più giovani sono proiettati al «cinema della lucciola», mentre il settimanale «Corriere dei piccoli» celebra i suoi eroi con l’esposizione di manoscritti e tavole da disegno originali. Il salone si articola in undici sezioni merceologiche: igiene, abbigliamento, arredamento, educazione, editoria amena, giocattolo, alimentazione, spettacolo, sport, turismo e avviamento professionale. Dalle nuove linee di omogeneizzati alle enciclopedie per ragazzi, fino alle nuovissime salviette igienizzanti usa e getta «Wash’n’Dry», annunciate come «un tovagliolino magico che lava e rinfresca senz’acqua, né sapone, né asciugamano».

Nel corso della prima manche dello Zecchino d’oro erano state presentate al pubblico cinque canzoni: erano passate alla finale «Quartetto», storia di tre scontrosi passerotti raggiunti da una quarta compagna che vorrebbe cantare con loro, scritta dal milanese Angelo Bignotti e interpretata dalla piccola Giusi Guercilena; e «Beniamino» di Ferdinando Mingozzi, interpretata dal tredicenne Rino Zerilli, che si accompagna da sé al pianoforte. Gli altri brani in gara erano «Girotondo di Fumetti», del maestro Roberto Pregadio, che il grande pubblico conoscerà come spalla di Corrado nel popolare spettacolo per dilettanti «La Corrida»; «Magia», e «Lettera a Pinocchio», scritta da Mario Panzeri, autore di alcune delle più note canzoni italiane tra cui «Grazie dei fiori», «Papaveri e papere», «Casetta in Canadà», «Pippo non lo sa» e «Maramao perché sei morto». 

Alle due finaliste del giovedì si erano unite, il giorno dopo, «Lettera di Natale», «Capelli turchini» e «I colombini»: alla fine, contro i pronostici, è «Quartetto» ad aggiudicarsi il primo «Zecchino» risultando la preferita della giuria con 97 punti, appena due in più di «Capelli turchini». Sarà però «Lettera a Pinocchio» il brano destinato a entrare nella memoria collettiva del pubblico italiano: la canzone conoscerà il successo un anno più tardi, quando Johnny Dorelli la porterà in classifica. Diventato uno standard del repertorio nazionale, verrà interpretata negli anni da Rita Pavone, Gigliola Cinquetti, Duo Fasano, Gino Latilla, Rosanna Fratello, Mino Reitano, Quartetto Cetra e, in occasione dei 60 anni dello Zecchino, da Marco Masini.

Sarà però "Lettera a Pinocchio" il brano destinato a entrare nella memoria collettiva del pubblico italiano: la canzone conoscerà il successo un anno più tardi, quando Johnny Dorelli la porterà in classifica

Il Salone del bambino di Milano ospiterà anche la seconda edizione del Festival dello Zecchino d’oro, con l’introduzione del personaggio di «Richetto», interpretato dal siciliano Peppino Mazzullo, come spalla di Cino Tortorella. Dal 1961 la manifestazione canora troverà la sua casa definitiva all’Antoniano dei frati minori di Bologna: dalla terza edizione inizieranno anche le registrazioni fonografiche delle canzoni in concorso, da allora proposte al pubblico in una popolare raccolta. Lo «Zecchino d’oro» trova una sua identità grafica, ideata da Lorenzo Ceregato, che confeziona il noto logo con i quattro bambini che cantano davanti al microfono, e nuovi protagonisti: il Piccolo coro dell’Antoniano e la giovanissima maestra di canto Mariele Ventre, che dirigerà i bambini per oltre trent’anni, fino alla prematura scomparsa nel 1995 e di cui oggi il Piccolo coro porta il nome. A partire dall’edizione del 1962, poi, il Festival dello Zecchino d’oro si svolgerà non più a settembre ma in primavera e dal 1968 la puntata finale fu programmata nel pomeriggio del 19 marzo, allora festivo, per poi trovare la sua definitiva collocazione a fine novembre dal 1976, per coincidere con la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. 

Lo «Zecchino d’oro», che celebrerà nel 2022 la sua edizione numero 65, è una delle trasmissioni più longeve della televisione italiana. Allo «Zecchino» i bambini hanno l’opportunità di imparare, con il supporto delle canzoni, ad affrontare e a essere ambasciatori di valori e contenuti importanti. Le storie dello «Zecchino» veicolano il loro messaggio in modo delicato ed efficace, spesso ricorrendo alla mediazione scenica di animali o figure immaginarie, come accadeva nelle fiabe di Esopo e di La Fontaine. Diversamente dai formati dei talent show televisivi, infine, non sono mai i piccoli interpreti a essere in gara, quanto la loro canzone: come accadeva nei Festival di Sanremo delle origini, a essere premiati con gli «Zecchini» sono solo gli autori di musica e versi delle canzoni vincenti.