Nel corso degli anni Novanta, il colosso farmaceutico Pfizer stava conducendo ricerche per la produzione di un medicinale contro i disturbi cardiovascolari: allo studio era una molecola, il Sildenafil, il cui effetto doveva essere quello di favorire la dilatazione dei vasi sanguigni del cuore, bloccando una proteina chiamata Pde-5. L’invenzione di quella che sarà poi ribattezzata la magica “pillola blu”, capace di riportare a una eterna giovinezza sessuale, è in realtà un caso emblematico di serendipity, ovvero dell’incappare in un fatto inatteso e piacevole: in questo caso, la storia ormai leggendaria di questo farmaco (di cui si può ritrovare un sintetico resoconto sulla rivista Quartz) racconta che furono le infermiere ad accorgersi che i pazienti cardiopatici, curati con la molecola sotto sperimentazione, spesso al mattino si presentavano al giro visite a pancia in giù, a voler nascondere un imbarazzante effetto collaterale del farmaco. E così l’attenzione per la dilatazione dei vasi sanguigni si spostò dal cuore a un altro organo altrettanto importante per la qualità della vita di un uomo, più scientificamente definite come “disfunzione erettile”.

Nel 1998 il farmaco venne quindi approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) e commercializzato con il nome di Viagra, raggiungendo in circa 20 anni un mercato di oltre 60 milioni di consumatori, grazie anche a un potente apparato di marketing e pubblicità. Lo seguiranno, a pochi anni distanza, altri farmaci sessuali (oggi definiti con un neologismo “sessuofarmaci”) come il Cialis – divenuto celebre come “pillola del weekend” per il suo effetto prolungato sino a 36 ore dall’assunzione – e il Levitra. Nel 2008 il principio attivo del Viagra, il sildenafil, diventa commerciabile anche in forma di farmaco generico e si apre quindi una seconda fase commerciale.

In Europa, a differenza degli Stati Uniti e di altri Paesi come Canada, Australia e Nuova Zelanda, la normativa relativa ai farmaci che richiedono prescrizione medica ne impedisce la diretta pubblicizzazione ai consumatori. Le case farmaceutiche hanno quindi dovuto adottare altre strategie di marketing, come il sostegno economico a campagne di sensibilizzazione ufficialmente promosse da società scientifiche di categoria e spesso patrocinate da istituzioni pubbliche con il fine di informare la popolazione sulla diffusione dei problemi sessuali maschili e promuoverne la cura: in Italia, al giro di boa del secondo millennio si contano numerose campagne riguardanti in primis la disfunzione erettile (es. Amare senza pensieri, Basta scuse, Chiedi aiuto) e altre questioni inerenti la salute sessuale maschile come l’eiaculazione precoce o l’infertilità.

L’arrivo in Italia del farmaco è atteso come il passaggio di una superstar, con code che si formano spontanee davanti alle farmacie, come racconta il dott. Astuti, titolare di una farmacia, nel libro Le fragilità del sesso forte (edito da Mimemis nel 2016 e curato Ferrero Camoletto e Bertone, p. 105): “Un sabato sera, il Tg1 delle 20, allora “icona” dell’Informazione, con la “I” maiuscola, annunciò che dal giorno dopo il Viagra, così si chiamava infatti il medicinale sintetizzato dalla Pfizer, sarebbe stato in vendita nelle farmacie di San Marino, visto che, ancora in Italia non era stato dato l’ok dal ministero della Sanità. Ebbene, in quella radiosa e tiepida mattinata, il farmacista chiamato ad aprire la Farmacia cittadina della più antica Repubblica del mondo, si ritrovò, prima ancora di alzare la serranda, a dover mettere ordine nella fila formata da decine di persone venute da tutto il Bel Paese per essere le prime a potersi approvvigionare della già “mitica” pillola azzurra, con regolare ricetta medica e al modico prezzo di 800.000 lire alla confezione!”.

Da allora i sessuofarmaci sono entrati nella quotidianità degli individui: ma non si tratta semplicemente di un consumo materiale, con l’introduzione fisica di una sostanza che viene metabolizzata dal corpo. Essi rappresentano una tecnologia che interviene anche nella costruzione del genere e dell’immaginario sessuale. Nella definizione della sessualità maschile, e di una maschilità adeguata, si passa infatti dal concetto di “impotenza”, condizione non esclusivamente medica densa di connotazioni stigmatizzanti, a quello di “disfunzione erettile”, intesa come una patologia riconducibile a fattori prevalentemente organici e fisiologici, sino ad uno slittamento al concetto di “qualità erettile”, che ritraduce la questione nei termini dei criteri di soddisfazione per la bontà della propria erezione e performance sessuale. Accanto a questo mutamento, apparentemente solo terminologico, si realizza anche un cambiamento del pubblico di pazienti e consumatori a cui i sessuofarmaci si rivolgono: da uomini di mezza età o anziani con patologie correlate (come il cancro alla prostata o l’alta pressione), di cui è clinicamente noto come effetto collaterale un peggioramento dell’erezione, ad una popolazione sempre più ampia di uomini non sufficientemente sicuri e soddisfatti della qualità delle loro prestazioni sessuali.

Il Viagra e i suoi analoghi vanno dunque considerati come oggetti culturali, individuando nei modi in cui questi farmaci sono pubblicizzati, prescritti, diffusi e consumati il diffondersi di processi di medicalizzazione e di farmacologizzazione che interessano la costruzione delle nostre soggettività e della nostra vita quotidiana, in quella che P.B. Preciado ha definito come era farmacopornografica. Attraverso l’espansione di un immaginario farmaceutico, la soluzione medica anche ai problemi inerenti genere e sessualità assume la forma della “pillola magica” da cui ci si aspetta semplicità e rapidità dei risultati. Discorsi e pratiche intorno al Viagra e farmaci analoghi promuovono quindi due esiti apparentemente in contraddizione tra loro: da un lato, sostengono l’ideale di una sessualità maschile primordiale e naturale sempre pronta, dall’altro inducono a modificare e superare i limiti della "natura", cancellando l’incertezza e instabilità della performance sessuale in un’ottica di ottimizzazione e potenziamento della capacità penetrativa. In quest’ottica medicalizzata e farmaco-mediata, anche i mutamenti della sessualità legati all’invecchiamento tendono ad essere ridefiniti come processi patologici, che la medicina consente ora di correggere e contrastare.

La collocazione dell’avvento del Viagra come data di un calendario civile ci serve a coglierne la natura di opportunità (in parte) persa: la commercializzazione di questo farmaco ha aperto uno spazio discorsivo per poter parlare pubblicamente della sessualità maschile, spesso ridotta alla battuta da bar, e ha così permesso, almeno potenzialmente, di pensare alla sessualità in maniera diversa, meno meccanica e più aperta al cambiamento.