editoriale
Il catalogo dei problemi italiani è ormai lunghissimo, e a poco pare sia servito sinora consultarlo. L’Italia che si avvia a chiudere il 2010 nel pieno di una crisi politica appare sempre più ripiegata su se stessa: senza una classe dirigente, senza prospettive di crescita diffusa. In attesa, al di là di quello che accade nel mondo della scuola e dell'università, della protesta sociale che ha invece toccato, spesso duramente, altri periodi della nostra storia repubblicana. Fra i temi affrontati in questo numero, con cui la rivista si avvia verso il sessantesimo anno di attività, il contrasto alla povertà, le responsabilità della politica nella crescita, anche al Nord, delle organizzazioni criminali e mafiose; ma anche la violenza sulle donne così come viene trattata nei media italiani. Solo per citare alcuni dei temi trattati, con spirito critico ma anche il più possibile costruttivo, nella certezza che le forze per un cambiamento diffuso non manchino. Alla buona politica spetta, o almeno spetterebbe, il compito di individuarle.
In tempi di isteria mediatica, la dimensione dello spazio pubblico (oggetto dell’articolo di Roberto Escobar) è sempre più centrale. Solo da un dibattito pubblico decente, infatti, può prendere le mosse una politica di cittadinanza in grado di sbloccare l’impasse in cui rischia di trovarsi la democrazia italiana.
Aperto da un ampio contributo del premio Nobel Amartya Sen, il quarto numero dell’anno tocca molti dei temi tradizionalmente seguiti sulle pagine del “Mulino”.
Aperto da un ampio intervento di Laura Bazzicalupo sulle forme contemporanee della rappresentazione politica, il terzo fascicolo dell'anno ospita tra gli altri articoli sull'attualità italiana (come quelli dedicati alla Lega, al cattolicesimo poltico, al conflitto tra diritto e democrazia), sulla crisi europea successiva all'esplosione del caso greco, sul nuovo corso della politica britannica, sull'implausibile ipotesi di una guerra contro l'Iran di Ahmadinejad.
Se, come ricorda Nadia Urbinati in apertura di questo numero, non è possibile creare una forma di governo migliore della democrazia, è con il sistema democratico di cui possiamo godere che occorre confrontarsi ogni giorno.
Con questo numero si inaugura la LIX annata del «Mulino». In questo primo fascicolo, aperto da Mauro Barberis, merita una segnalazione particolare l’articolo di Valerio Onida che, inquadrando la questione generale dei rapporti tra politica e giustizia in Italia, respinge al mittente le accuse di parzialità rivolte alla Corte costituzionale.