editoriale
Il numero è aperto da un saggio di Michele Salvati che, richiamandosi ironicamente ai vecchi standard da congresso di partito, tenta quella che si sarebbe detta un tempo l’«analisi della fase». E dunque procede per cerchi concentrici – mondo, Europa, Italia – cercando di identificare i tratti caratteristici di tutti e tre i «cerchi». Data l’ampiezza dello spettro, ad esso si collegano necessariamente molti dei pezzi seguenti. Nel «caso italiano», il cerchio più interno, si segnalano in particolare l’articolo di Alessandro Cavalli, con due proposte forti sulla scuola, e l’analisi di Domenico Perrotta sul caporalato e il lavoro dei migranti in agricoltura. Ed è molto ricco il caso internazionale – il cerchio più ampio – dove segnaliamo un importante saggio di Romano Prodi e l’articolo di Moreno Bertoldi sul Giappone di Shinzo Abe, uno dei pochi casi di politiche economiche espansive coronate (finora) da successo. Ma vorremmo soprattutto porre l’attenzione sul cerchio intermedio: dedichiamo infatti un’ampia fetta del numero all’«Europa in trappola», per richiamare il titolo dell’articolo di Maurizio Ferrera che si rifà a sua volta al libro di Claus Offe appena pubblicato dal Mulino.
Il saggio d’apertura di Francesco Tuccari è una guida densa ed efficace alle ragioni profonde della crisi attuale; ad esso sono utili complementi l’articolo sul ritorno della diseguaglianza di Melloni e Soci e la recensione di Magali Sarfatti Larson all’importante libro di Block e Somers su The Power of Market Fundamentalism.
Il saggio d’apertura di J.H.H. Weiler chiarisce subito una verità drammatica: sta crollando un quadro relativamente stabile e prevedibile di rapporti di forza internazionali. E non sono good news per noi europei.
I lettori avranno tra le mani la rivista dopo le ferie estive, mentre questo editoriale viene scritto prima: ci auguriamo che il clima sarà allora cambiato, perché quello che si percepisce adesso, e trapela da questo numero, non è certo entusiasmante.
Apriamo con Avishai Margalit e la sua tesi originale e profonda, che fa riflettere se si pensa all’Europa e all’assenza di un demos europeo: la vera libertà si può esercitare solo quando «ci si sente a casa», nel proprio Paese.
Con le elezioni europee quest’anno è in gioco qualcosa di più importante del solito: un censimento pro o contro il tentativo di procedere e insistere sulla strada dell’unità europea. È in questo modo che gli autori degli articoli europei qui presentati leggono la crisi del grande progetto di Unione.