Le conseguenze politiche delle elezioni del 7 maggio 2015 in Gran Bretagna sono una chiara dimostrazione di quanto i sondaggi elettorali possano influenzare la politica. Le dimissioni del leader laburista Ed Miliband sono l’effetto di uno shock dovuto a delusione delle aspettative alimentate (anzi create) dai sondaggi. Se i sondaggi avessero in qualche modo anticipato il risultato, se insomma si fosse trattato di una sconfitta attesa, egli stesso avrebbe potuto calibrare in modo differente la campagna elettorale e l’impatto emotivo (su tutto il Paese) dell’esito elettorale non ci sarebbe stato.
Va aggiunto che la sconfitta dei Laburisti si ridimensiona se si guarda al voto popolare: i Conservatori hanno preso il 36,8% dei voti (contro il 36,1 del 2010, con un’avanzata quindi di 0,7 punti percentuali) e i Laburisti hanno preso 30,4% (contro il 29,0 del 2010), avanzando rispetto al 2010 di 1,4 punti. Quindi il voto popolare ricalca nella sostanza quello precedente. Quello che è cambiato è la sua traduzione in seggi, nel particolare sistema maggioritario inglese: un voto popolare sostanzialmente simile nel 2010 aveva dato ai Conservatori 58 seggi in più dei Laburisti, oggi la differenza sale a 99 seggi (col 36,8% di voto popolare i Conservatori hanno preso il 50,9% di seggi). La stravincita dei conservatori di Cameron non è stata quindi elettorale ma solo politica, e l’enfasi datale dai media è anche questa frutto del «fattore sorpresa».
Quanto ai sondaggi, in che cosa e perché hanno sbagliato? Va detto preliminarmente che il sistema maggioritario inglese, per il quale vanno in Parlamento i vincitori dei singoli 650 collegi elettorali e chi non vince non prende nulla (anche se ha perso solo per un soffio), esigerebbe tanti sondaggi quanti sono i collegi. Il che evidentemente avrebbe costi proibitivi. Va comunque precisato che i sondaggi non hanno sbagliato solo la previsione dei seggi ai due partiti, ma hanno sbagliato anche sul totale del voto popolare, in quanto praticamente tutte le società di sondaggio hanno previsto una parità di voti fra Conservatori e Laburisti (fra il 31 e il 34%, a seconda della società, ma sempre in sostanziale parità per entrambi).
Perché hanno sbagliato? I problemi che devono affrontare i sondaggi oggi sono noti e fanno capo sostanzialmente al fatto che le famiglie non hanno più il telefono fisso in casa (almeno nella misura del 90-95% come era fino a pochi anni fa) e non esiste più un elenco completo dei possessori di telefono (in quanto senza il proprio consenso non si compare nelle «pagine bianche»). Le società di sondaggio surrogano questa mancanza con integrazioni sui numeri cellulari (dei quali però non esiste elenco dei possessori) e con rilevazioni attraverso internet su campioni di cittadini che hanno preventivamente dichiarato la disponibilità a essere intervistati via web. Quest’ultima tecnica è stata introdotta inizialmente proprio in Gran Bretagna, è particolarmente utilizzata in questo Paese e ha dato finora buone previsioni. Ma va detto anche se si costruiscono campioni di rispondenti via internet rappresentativi della popolazione per esempio per età (nella consapevolezza che in internet sono assai più presenti i giovani degli anziani), l’anziano che naviga è diverso (probabilmente anche politicamente) dall’anziano che non naviga.
In ultima analisi, considerando anche il fatto che degli intervistati per telefono risponde all’intervista non più di uno su dieci, alla fine abbiamo che gli intervistati non sono un campione della popolazione, ma un campione della popolazione che accetta di farsi intervistare e di dichiarare il proprio voto (o per telefono o via internet). E poiché in tutte le situazioni i «volontari» sono una specie umana assai particolare, il problema principale che le società di sondaggio hanno è quello della rappresentatività dei loro campioni: non riproducono in piccolo la vera popolazione, e questa distorsione è politicamente connotata (per esempio resta fuori il conservatore «timido e silenzioso» che rifiuta di farsi intervistare). La società di sondaggio sono ovviamente consapevoli di questi problemi, ma le contromisure che adottano («aggiustamenti» dei dati sulla base delle esperienze precedenti) si basano su valutazioni soggettive debolissime sul piano scientifico.
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