Domenica scorsa ha fatto il suo ingresso in diocesi il nuovo arcivescovo di Montevideo (Uruguay), Daniel Fernando Sturla Berhouet, salesiano di 54 anni. Un viso giovane, un’espressione serena e sorridente. La nomina è stata disposta da papa Francesco lo scorso 11 febbraio per sostituire Nicolás Cotugno, dimissionario al raggiungimento del 75° anno di età, come richiesto dal diritto canonico.

La piccola repubblica sudamericana è da qualche tempo oggetto dell’interesse dei media di tutto il mondo. Lo si deve alla (pacifica) rivoluzione, è proprio il caso di usare questo termine, ispirata dal presidente ex guerrigliero tupamaro José Pepe Mujica, promotore di una politica improntata alla sobrietà. E non sono solo parole. Il presidente rinuncia a circa il 90% del proprio stipendio e lo devolve a favore dei bisognosi. Si sposta con una vecchia automobile, non vive nel palazzo presidenziale ma in una piccola fattoria nella periferia di Montevideo. Sturla lo ha definito “un esempio stupendo”. Le comunanze con la Chiesa, però, sembrano finire qui, dato che Mujica guida un governo che ha promosso leggi sul matrimonio omosessuale, sulla legalizzazione dell’aborto e sulla liberalizzazione della marijuana; leggi che sono state pesantemente criticate dal precedente arcivescovo Cotugno. Sturla, però, sembra aprire uno spiraglio – neppure piccolo, in verità – verso un riconoscimento della valenza sociale del nuovo corso governativo. La prima considerazione richiama la ormai celebre dichiarazione di Francesco – “Chi sono io per giudicare i gay?”. Il neo arcivescovo fa propria la considerazione del papa: “Dio ti ama per quello che sei, non per il tuo orientamento sessuale”; la legge è approvata ed è inutile opporvisi, aggiunge. Giudica un errore chiamarlo matrimonio, e dice: “Credo anche sia un errore [“credo”, senza certezze] consentire le adozioni, ma allo stesso tempo ho un enorme rispetto per le coppie omosessuali e capisco la necessità di trovare delle soluzioni legali per regolarne le condizioni”. Per i modi e per i tempi della Chiesa sono dichiarazioni piuttosto rilevanti, specie se consideriamo che il suo predecessore al momento dell’approvazione della legge la commentò definendo l’omosessualità “una malattia”. Non si ferma qui, il nuovo arcivescovo. Se una coppia omosessuale dovesse presentarsi con il figlio nella chiesa cattedrale di Montevideo, lui battezzerebbe il bambino: “Nessuno può negargli il diritto al sacramento perché ha due papà o due mamme”. Prosegue dicendo di essere ben consapevole che la sua opinione non è condivisa dalla maggioranza degli ambienti ecclesiastici, ma sottolinea con chiarezza la necessità di tenere conto dell’evoluzione positiva del pensiero sociale sul tema negli ultimi vent’anni almeno.

Dibattuta anche la posizione di Sturla sulla legalizzazione della marijuana, al cui proposito dimostra di capire molto bene le intenzioni di chi ha votato la legge: bisogna pur cercare di fare qualcosa di concreto per mettere un freno al narcotraffico e impedire ai giovani di familiarizzare con la droga. Ammette di non avere un’opinione formata, di aver ascoltato molti pareri a favore e contro la legalizzazione e di riconoscere la complessità della questione.

Infine, anche sull’aborto non vuole entrare in polemica con il proprio governo: una legge dello Stato va rispettata. È una realtà e come tale va accettata, si guardi avanti, dunque. Al sacerdote tocca il compito di comprendere il dramma umano dell’aborto con affetto, rispetto, misericordia, difendendo la vita dal principio alla fine.

Subito dopo aver ricevuto la nomina, il nuovo arcivescovo ha chiesto e ottenuto di parlare con Mujica, per conoscersi, per avviare un dialogo e offrire la disponibilità dell’arcidiocesi di Montevideo. Un dialogo c’è stato, in un clima di piena cordialità, che mette in chiaro il desiderio di instaurare buoni rapporti, comune alle due parti. Collaborazione è la parola chiave, la Chiesa si apre alla società plurale, e viceversa.

Un punto importante in agenda è la necessità di trovare il modo di risolvere l’incapacità di comunicare dimostrata dalla Chiesa (non solo in Uruguay): “Abbiamo un messaggio di salvezza che arriva a sempre meno persone”. Serve superarla con il dialogo, anche attraverso i social network. Per allargare la propria rete il nuovo arcivescovo di Montevideo ha cominciato a usare Twitter: @DanielSturla. Varrà la pena iscriversi tra i suoi followers: del resto, lo ha già fatto anche @Pontifex.