editoriale
Il saggio d’apertura di Francesco Tuccari è una guida densa ed efficace alle ragioni profonde della crisi attuale; ad esso sono utili complementi l’articolo sul ritorno della diseguaglianza di Melloni e Soci e la recensione di Magali Sarfatti Larson all’importante libro di Block e Somers su The Power of Market Fundamentalism. «Il caso italiano» si occupa di politiche di Welfare - dai «beni comuni» (Saraceno) alle misure di contrasto della povertà (Peragine e Luongo) - ma anche di impresa (Trento e Mattei) e di politica (Salvati su Renzi). Il «Cattaneo ricerca» si ricongiunge idealmente agli articoli sul Welfare sondando una porzione di Welfare all’italiana, le badanti e le domestiche straniere. Consistente è poi la sezione «insegnare e imparare», a testimonianza dell’impegno che «il Mulino» da sempre dedica alla scuola. «La finestra sul mondo» contiene due articoli di grande interesse: quello di Chiara Bonfiglioli, che ci invita a riflettere, quando acquistiamo un indumento a buon mercato, sullo sfruttamento e sulle sofferenze di chi l’ha prodotto; e quello di Davide Bianchi sul referendum scozzese. In «idee» pubblichiamo un saggio di Cesareo e Livi Bacci sul difficile governo delle migrazioni, una ventata di razionalità e democrazia in una materia inquinata da pregiudizi, partigianeria e cinica ricerca di consenso elettorale. Non possiamo non segnalare, infine, il bellissimo «profilo» che Arturo Larcati dedica a Stefan Zweig e quindi, in chiusura, il tradizionale appuntamento con la «Lettura del Mulino», quest’anno inserita nella fitta rete di dibattiti e incontri costruita per celebrare i sessant’anni della società editrice. Il testo di Ignazio Visco dà una magistrale interpretazione dei cambiamenti economici, tecnologici e demografici avvenuti negli ultimi cinquant'anni.
Il saggio d’apertura di J.H.H. Weiler chiarisce subito una verità drammatica: sta crollando un quadro relativamente stabile e prevedibile di rapporti di forza internazionali. E non sono good news per noi europei.
I lettori avranno tra le mani la rivista dopo le ferie estive, mentre questo editoriale viene scritto prima: ci auguriamo che il clima sarà allora cambiato, perché quello che si percepisce adesso, e trapela da questo numero, non è certo entusiasmante.
Apriamo con Avishai Margalit e la sua tesi originale e profonda, che fa riflettere se si pensa all’Europa e all’assenza di un demos europeo: la vera libertà si può esercitare solo quando «ci si sente a casa», nel proprio Paese.
Con le elezioni europee quest’anno è in gioco qualcosa di più importante del solito: un censimento pro o contro il tentativo di procedere e insistere sulla strada dell’unità europea. È in questo modo che gli autori degli articoli europei qui presentati leggono la crisi del grande progetto di Unione.
Il numero è aperto da un saggio di Michele Salvati che, richiamandosi ironicamente ai vecchi standard da congresso di partito, tenta quella che si sarebbe detta un tempo l’«analisi della fase».