Le foto e i video degli immigrati giunti alle frontiere dell’Europa nel corso degli ultimi due o tre anni ci restituiscono l’immagine di un’immigrazione di massa. I milioni di immigrati che, nonostante norme sempre più restrittive, sono entrati nello spazio europeo nel corso degli ultimi due o tre decenni sono senza dubbio gli attori di un movimento immigratorio di massa. Quando ero un adolescente, nei primi anni Cinquanta, l’Italia ospitava un numero modesto di stranieri – soprattutto persone benestanti – ma praticamente nessun immigrato. Ma gli oltre 5 milioni di stranieri che vivono oggi regolarmente nel Paese sono il prodotto di un afflusso massiccio avvenuto nell’ultimo ventennio.
I migranti in Europa, oggi, sono una componente normale del paesaggio umano; in alcune ore o luoghi, nella vita di tutti i giorni, sono la maggioranza, come la mattina presto sui mezzi pubblici, o ad ogni ora del giorno in molti quartieri urbani. Dall’inizio di questo secolo il 15% del ricambio generazionale delle società europee è stato assicurato dall’immigrazione. Secondo le stime delle Nazioni Unite, tra il 2000 e il 2015 il saldo migratorio netto è stato nell’Unione europea di 1,5 milioni di persone l’anno1. A questo flusso annuale di immigrati, frutto dei normali incentivi quali i salari più alti dei Paesi di destinazione, le migliori condizioni di vita, i legami affettivi, le opportunità sociali e culturali, si deve poi aggiungere la crescente ondata di rifugiati e richiedenti asilo che ha superato il milione di persone nel 2015. Questo numero eccezionale di rifugiati è stato proclamato quasi all’unanimità «insostenibile», ma la memoria europea è corta, e ha dimenticato i 15 o 20 milioni di rifugiati che il continente ha assorbito all’indomani della seconda guerra mondiale, e che ci ricordano che il concetto di insostenibilità è davvero un concetto relativo nelle società umane.
[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 6/16, pp. 921-935, è acquistabile qui]
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