Sebbene le loro origini risalgano a decenni fa, l’intelligenza artificiale (IA) e il machine learning hanno ricevuto un enorme impulso negli ultimi anni grazie all’aumento della potenza di calcolo, alla maggiore disponibilità di dati digitali, al miglioramento degli algoritmi e a un sostanziale aumento dei finanziamenti. Dal novembre 2022, quando l’azienda OpenAI ha rilasciato la versione gratuita di ChatGpt, non si è più placato l’interesse pubblico per questa tecnologia. L’intelligenza artificiale generativa, basata su Large language model (Llm), ha prodotto un amplissimo dibattito su aspetti etici, economici, giuridici e politici a livello sia nazionale sia internazionale. Tuttavia, rimane ancora poco esplorata la percezione pubblica dell’IA e la conoscenza che i cittadini hanno di queste tecnologie. Le conoscenze e gli atteggiamenti dei cittadini possono infatti influenzare il processo di accettabilità sociale di una tecnologia e le rappresentazioni sociali possono produrre aspettative eccessivamente pessimistiche o, per contro, di incauto “tecnoentusiasmo”.

Che cosa sappiamo dell’IA? Le ricerche che finora hanno monitorato le opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei cittadini nei confronti dell’intelligenza artificiale ci descrivono un utilizzo cauto da parte dei cittadini, un crescente desiderio di governance dell’innovazione e un’elevata percezione dei rischi connessi all’impiego delle intelligenze artificiali. Negli Stati Uniti, una rilevazione condotta dal Pew Research Center mostra che – almeno sino a questo momento – una quota ridotta di cittadini statunitensi ha utilizzato ChatGpt: dalla data del suo rilascio, è solo un cittadino su quattro ad aver utilizzato il chatbot di OpenAI, e sono soprattutto i più giovani e i più istruiti. La maggior parte di coloro che hanno sentito parlare di ChatGpt ritiene, però, che i chatbot avranno un notevole impatto sul mercato del lavoro, soprattutto sull’occupazione intellettuale.

Connessa anche alle possibili implicazioni sul mercato del lavoro è la crescente preoccupazione che pervade l’opinione pubblica statunitense rispetto all’IA. Un altro dato interessante, che – come vedremo – accomuna anche i cittadini italiani, riguarda la richiesta di un intervento pubblico nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Due terzi di coloro che hanno sentito parlare di ChatGpt temono che le istituzioni non regolamenteranno in modo adeguato l'uso dei chatbot. Il 31% teme, invece, un eccesso di regolamentazione.

Due terzi di coloro che hanno sentito parlare di ChatGpt temono che le istituzioni non regolamenteranno in modo adeguato l'uso dei chatbot. Il 31% teme, invece, un eccesso di regolamentazione

E in Italia, che cosa pensano i cittadini dell’intelligenza artificiale? L’Osservatorio scienza tecnologia e società di Observa Science in Society conduce, dal 2003, un monitoraggio permanente dei comportamenti e delle opinioni degli italiani su questioni relative a scienza e tecnologia. Nell’ultimo anno è stato condotto un breve approfondimento sull’intelligenza artificiale. I risultati aiutano a delineare la portata dell’innovazione nel contesto sociale italiano e gli atteggiamenti connessi.

L’IA rimane pervasa da un immaginario fantascientifico. HAL 9000, il supercomputer di bordo della navicella Discovery del film 2001: Odissea nello spazio; Skynet, la rete di intelligenza artificiale che coordina la rivolta degli androidi contro gli esseri umani in Terminator; il “maggiordomo” J.A.R.V.I.S. di Iron Man sono solo alcuni riferimenti cinematografici che hanno contribuito a modellare l’immaginario pubblico dell’IA e che non sembrano – almeno per ora – essere stati scalfiti dal dibattito recente. Quando sente parlare di intelligenza artificiale, infatti, quasi un italiano su tre pensa a robot umanoidi, mentre uno su cinque fa riferimento a strumenti come gli assistenti vocali che sono già disponibili nelle nostre case, come Alexa, Siri o Google Assistant. Gli assistenti vocali, infatti, risultano essere l’applicazione più utilizzata dagli italiani: quattro cittadini su dieci ne fanno un uso quotidiano. Inferiore al 20% è invece la quota di coloro che indentificano l’IA con il già citato ChatGpt o con gli algoritmi che selezionano video o post sui social o prodotti da acquistare, nonostante i sistemi di raccomandazione (dai siti di acquisto online a YouTube, Netflix e Spotify) siano la forma in cui più frequentemente incontriamo l’intelligenza artificiale nella nostra vita quotidiana (vedi Fig. 1).

Vogliamo saperne di più. Gli italiani si definiscono poco informati sull’intelligenza artificiale: quasi sette su dieci affermano di essere poco o per niente informati, mentre solo il 2,6% dichiara di essere molto informato (Fig. 2). La percezione del proprio livello informativo varia sulla base di alcune caratteristiche sociodemografiche: il livello di disinformazione è più elevato tra i più anziani e tra coloro che possiedono un livello di istruzione più basso. Tuttavia, anche tra i giovani e i laureati la quota di coloro che si ritengono informati supera di poco il 40%. Si tratta di un dato interessante soprattutto alla luce della crescente copertura mediatica che il tema dell’intelligenza artificiale sta ricevendo dal rilascio di ChatGpt.

Una indicazione chiara sembra giungere dai cittadini intervistati: le innovazioni come ChatGpt non vanno ostracizzate, bensì è necessario una forma di governance pubblica

Non vietare, ma governare l’innovazione. Le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale generativa hanno aperto un confronto sulle sue finalità e sulle possibili conseguenze nelle relazioni sociali e professionali. L’impressione che i cittadini hanno è quella di una tecnologia che nel prossimo futuro avrà ampie e notevoli ripercussioni sulla vita quotidiana. La pensa così quasi il 75% degli italiani, mentre un cittadino su tre pensa addirittura che l’IA possa arrivare a sostituire tutte le attività umane. Che cosa fare allora? Una indicazione chiara sembra giungere dai cittadini intervistati: le innovazioni come ChatGpt non vanno ostracizzate, bensì è necessaria una forma di governance pubblica. L’intelligenza artificiale non è stata accolta dall’opinione pubblica con un atteggiamento di diffidenza, ma appare maturata una crescente consapevolezza dei rischi e delle opportunità insite nel processo di innovazione tecnologica. Vanno interpretati in questa prospettiva i dati che vedono solo il 17,3% dei cittadini italiani favorevoli a una rigida messa al bando dell’IA per evitare il rischio che venga sottratto il lavoro agli esseri umani, mentre il 54,1% si esprime a favore di un utilizzo rigidamente regolamentato. Solo il 13% è convinto che applicazioni come ChatGpt debbano essere incoraggiate come risorse per attività educative e lavorative (Fig. 3). In conclusione, da parte degli italiani c’è l’aspettativa di una maggiore informazione e di una regolamentazione chiara e trasparente che non ostacoli l’innovazione ma la renda più sicura e fruibile.

 

[Abbiamo infine voluto provare a farci raccontare i dati qui descritti direttamente dall’intelligenza artificiale. Chi volesse può guardare il breve video qui.]