Cosa resta oggi nelle relazioni internazionali della guerra che la Nato ha combattuto nella primavera del 1999 contro la Serbia di Slobodan Milošević? Di quell’intervento militare, che per molti versi ha riscritto la Storia
[...]Nel 1986 Yoweri Kaguta Museveni, guerrigliero appena salito al potere dopo anni di lotta contro il regime di Milton Obote, dichiarò che «il problema dell’Africa in generale
[...]Il governo ha recentemente avallato la vendita all’Egitto di due fregate della Fincantieri, senza che alcun ministro sollevasse riserve. I partiti della maggioranza sono stati accusati di incoerenza, perché in precedenza avevano invocato durezza col regime egiziano in risposta al suo comportamento sull’assassinio di Giulio Regeni.
[...]“Si potevano vedere i miei amici a gruppetti di due, tre, quattro in un vicolo che si dividevano una bottiglia di vino o di whiskey e chiacchieravano, imprecavano, litigavano, a volte piangevano:
[...]Di fronte alle condizioni in cui versa ormai da tempo il sistema penitenziario, afflitto da rinnovate condizioni di sovraffollamento, carenza di operatori e di risorse dedicati, inottemperanza alle principali direttive sulla tutela dei diritti, non è difficile comprendere le proteste di questi giorni. Sia quelle dei detenuti rinchiusi nelle sezioni abbandonate, dopo la chiusura delle attività, l’espulsione dei volontari e l’interruzione dei colloqui con le famiglie, sia quelle degli operatori esasperati e impotenti di fronte a una situazione diventata insostenibile.
La recente esplosione di veri e propri episodi di violenza non può che drammatizzare le posizioni di entrambe le parti: far uscire dal carcere più detenuti possibile, per chi auspica un indulto o un’amnistia; chiudere tutti dentro alle celle, revocando semilibertà e lavoro all’esterno, per chi rivendica il pugno forte.
Stiamo parlando di un sistema abbandonato dalla politica
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