Cambiamento climatico, energia, rifiuti, scorie nucleari: invece di contribuire a risolvere i conflitti su questi temi il parere degli esperti viene trascinato nella disputa. Al rapporto tra esperti e politica è tradizionalmente associata l'idea che la scienza debba dire al potere "come stanno le cose", che alla politica dei valori e degli interessi si contrapponga una "politica dei fatti" capace di compiere scelte efficienti in base a dati non controversi. {C}Oggi tutto ciò è oggetto di contestazione: i "fatti" sono risucchiati nei conflitti. Le istituzioni faticano a gestire questioni in cui gli aspetti tecnico-scientifici acquistano peso crescente, mentre l'autorità esperta si trova schiacciata tra il sostegno cognitivo che dovrebbe offrire alle scelte politiche e la decostruzione della conoscenza (non esiste un sapere neutrale!) formulata dalle scienze sociali e praticata dai contendenti. Un intreccio qui dipanato a partire da una serie di casi - alta velocità, grandi infrastrutture, inceneritori, impianti eolici - che hanno occupato ed occupano le nostre cronache.

Luigi Pellizzoni è docente di Sociologia dell'ambiente e Sociologia dei fenomeni partecipativi nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Trieste. Insegna inoltre Sociologia dell'ambiente nell'Università Iuav di Venezia.

 

Collana "Studi e Ricerche", Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 360, € 29,00