E Atene si riscopre spartana. La Grecia pare avere intrapreso la strada giusta. Le istituzioni internazionali si dicono soddisfatte delle azioni correttive adottate dal paese ellenico. Il Fmi ha espresso un certo ottimismo per come sta procedendo il piano di risanamento e l’Ue afferma di apprezzare gli sforzi compiuti, ribadendo che non è in discussione l’erogazione della seconda rata del prestito accordato da Bruxelles ad Atene. Anche i mercati sembrano concedere credito ad Atene, come risulta dall’esito positivo dell’ultima asta per i titoli di Stato. In effetti, il governo ellenico ha messo in atto provvedimenti importanti, che paiono avere portato frutti sostanziosi: il deficit pubblico è diminuito del 46% rispetto allo scorso anno; nel primo semestre del 2010 la spesa governativa è stata ridotta del 12.8%, mentre le entrate fiscale sono aumentate del 7.2%. Molto apprezzata è stata la riforma del sistema pensionistico, provvedimento decisivo per una nazione che conosce un invecchiamento accelerato (solo il 15% della popolazione è sotto i 14 anni di età). Altra mossa confortante è stata la nascita di un nuovo istituto centrale di statistica, che sarà posto sotto il controllo del Parlamento e non del governo, come avvenuto finora. Dopo mesi di marasma assoluto, la situazione sembra insomma in cauto miglioramento per l’esecutivo del Pasok (Movimento socialista panellenico) e per il premier George Papandreou, che sta palesando doti di leadership di cui molti dubitavano. L’ondata di proteste è in fase calante e i sondaggi confermano che il Pasok e Papandreou mantengono un alto indice di gradimento: 41% per il premier e 43% per il partito di governo. Un consenso nettamente superiore a quello del partito conservatore Nea Demokratia (25%) e del suo leader Antonis Samaras (18%), in difficoltà anche a causa della fronda interna guidata dall’ex ministro degli Esteri Dora Bakoyannis, prossima a fondare un nuovo partito. La Bakoyannis, che ha votato a favore del piano di austerità varato dal governo, accusa Samaras di adottare un’opposizione preconcetta nei confronti dell’esecutivo, ritenendo tale atteggiamento ingiustificato e irresponsabile in un momento di grave difficoltà per il Paese. La stampa, da parte sua, pare apprezzare l’operato di Papandreou e cerca di creare un clima idoneo a rendere fiducia alla popolazione ellenica. Emblematico al riguardo è un recente editoriale del quotidiano Ta Nea intitolato “Torna la speranza”.

L’arrivo dell’estate – con la boccata d’ossigeno fornita dalle entrate legate al turismo (che costituiscono più del 15% del Pil nazionale) - ha offerto al governo l’opportunità di una pausa provvidenziale in vista di un autunno che si presenta pieno di sfide difficili. È opinione diffusa, infatti, che solo negli ultimi mesi dell’anno si potrà esprimere un giudizio preciso sull’operato del governo del Pasok, che guida il Paese dall’ottobre 2009. Il principale banco di prova che attende l’esecutivo alla rentrée di settembre è il varo di una serie di misure contro l’evasione fiscale, indicata da Papandreou come priorità assoluta. La capacità di far emergere l’economia sommersa (che l’Ocse ha indicato essere superiore al 25% del Pil, proporzionalmente la più ampia dell’Europa occidentale) sarà una sfida decisiva per il governo ellenico, bisognoso di consolidare la sua affidabilità agli occhi dei cittadini e delle istituzioni internazionali. Una partita decisiva anche per disinnescare l’elevata tensione sociale e il rischio, sempre concreto, di una recrudescenza del terrorismo. Approfittando della pausa estiva, Papandreou dovrà preparare nuove mosse per conferire carattere strutturale agli interventi attuati. Il traguardo può essere raggiunto solo tenendo alta la guardia, applicando una politica economica capace di coniugare rigore di bilancio e prospettive di sviluppo. Altrimenti, come sostengono gli economisti più critici nei confronti di Atene, le misure di austerità avranno solo ritardato una nuova e più grave crisi economica e sociale. Sarà in autunno, insomma, che “si parrà la nobilitade” del governo di George Papandreou.