A meno di un anno dalle prossime elezioni europee, il sistema politico dell’Unione sta svelando rapidamente, uno dopo l’altro, tutti i suoi limiti. A fronte di un processo di integrazione che con frequenza e profondità in crescendo influenza la vita delle persone, abbiamo un sistema politico obsoleto, incapace di tenere il passo con queste trasformazioni offrendo un’adeguata rappresentanza politica ai cittadini dei Paesi membri. Un problema illustrato bene anche dal Consiglio europeo del 28-29 giugno. Per quanto la natura e il peso delle sfide che l’Europa deve affrontare richiedano soluzioni paneuropee, la struttura attuale del sistema politico e costituzionale non appare in grado di offrire tali risposte. È dal 1979 che noi cittadini europei votiamo per suffragio universale i nostri rappresentanti al Parlamento, ma lo facciamo in date diverse, secondo diverse leggi elettorali, e per sostenere i candidati selezionati dai partiti nazionali sulla base di programmi nazionali.

A proposito di partiti nazionali, questi ultimi nel corso del tempo si sono organizzati in partiti politici paneuropei e hanno ricevuto un riconoscimento istituzionale e le risorse finanziarie necessarie per potere operare con questa veste. Tuttavia, nonostante li si definisca comunemente «euro-partiti», sono in realtà poco più di federazioni extraparlamentari di partiti nazionali. Il più grande gruppo politico al Parlamento europeo è il Partito popolare europeo (Ppe), che detiene 217 seggi su 751; segue l’alleanza progressista di sinistra di Socialisti e Democratici (S & D), che attualmente detiene 189 seggi. Siedono inoltre in seno all’emiciclo l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Alde), i conservatori e riformatori europei e molte altre famiglie politiche, organizzate in gruppi politici.

Storicamente gli euro-partiti non sono riusciti a ritagliarsi un ruolo determinante nella competizione elettorale europea, motivo per cui continuano ad essere poco visibili e rilevanti agli occhi dei cittadini.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 4/18, pp. 650-658, è acquistabile qui]