Quasi cinque anni sono passati dallo straordinario successo elettorale del Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del febbraio 2013, e quello che allora avevamo definito «un web-populismo dal destino incerto» (Il partito di Grillo, a cura di P. Corbetta e E. Gualmini, Il Mulino, 2013) si presenta ormai come un fenomeno consolidato nel panorama politico italiano, sia in termini di consenso elettorale, sia come protagonista politico.

Non si può dunque negare che il fenomeno Grillo-M5S nasca da un malessere reale e dia voce a domande effettive presenti nella società. Resta tuttavia da chiedersi se le sue risposte, sia pur considerando che siamo ancora in una fase iniziale della strutturazione della sua proposta politica, corrispondano in qualche modo a queste esigenze; se siano, se non adeguate, per lo meno plausibili. Con l’ausilio di una ricerca condotta recentemente presso l’Istituto Cattaneo affronterò due punti: le risposte che il Movimento ha cercato di dare alla crisi delle ideologie e a quella delle forme tradizionali della democrazia rappresentativa.

In estrema sintesi, cinque sono gli elementi che storicamente hanno caratterizzato i movimenti populisti: l’appello diretto al «popolo» (puro) contrapposto all’«istituzione» (corrotta) e la conseguente visione di un governo «del popolo, da parte del popolo e per il popolo» senza mediazioni istituzionali; l’individuazione di un «nemico del popolo», che varia a seconda dei populismi (e che nel caso dei 5 Stelle è rappresentato dalle élite politiche, economiche e finanziarie); l’esistenza di un leader carismatico fondatore del movimento e guida indiscussa; uno stile di comunicazione aggressivo, caricaturale ed eccessivo, espressione della contrapposizione manichea fra «noi e loro»; la semplificazione ingenua della complessità della politica.

Se liberiamo il concetto di «populismo » da ogni pregiudizio valutativo e ideologico e dalle connotazioni negative spesso utilizzate per screditarlo, e lo riconduciamo a questi suoi elementi essenziali, non abbiamo difficoltà a riconoscere nel Movimento 5 Stelle tutti i caratteri distintivi dei partiti e movimenti populisti. Si tratta di opinione condivisa da molti studiosi: Marco Tarchi (Italia populista, Il Mulino, 2015) vede in Beppe Grillo «la quintessenza della mentalità populista»; per Loris Zanatta (Il Populismo, Carocci, 2013) «il movimento di Beppe Grillo del populismo ha tutte le caratteristiche »; per Marco Revelli (Populismo 2.0, Einaudi, 2017) «il suo [di Grillo] è davvero un neopopulismo in senso stretto, non c’è forse oggi un altro movimento o un’altra figura politica a cui s’attagli meglio, e integralmente, la definizione di Cas Mudde» (il politologo olandese studioso dei populismi).

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 5/17, pp. 727-735, è acquistabile qui]