Da oltre un quindicennio, molte delle sfere del consumo quotidiano – come il cibo, il vestiario o le scelte abitative – sono diventate oggetto di maggiore riflessività da parte dei cittadini. Tale nuova riflessività ha preso la forma di «consumi critici», tramite scelte sempre più consapevoli circa le implicazioni sociali ed etiche del consumo. Tuttavia, nonostante in questo modo siano stati messi in discussione molti stili di consumo e abitudini tradizionali, nello specifico il settore delle tecnologie e dei media digitali è stato finora solo sfiorato da questa nuova consapevolezza.

La questione di un approccio «critico» e «riflessivo» all’acquisto di beni e servizi è emersa con forza agli inizi degli anni Duemila, nel momento in cui si è diffusa una nuova sensibilità relativa alle implicazioni che le scelte di consumo da noi praticate quoti-dianamente hanno sugli equilibri economici, sulla sostenibilità ambientale e sulle diseguaglianze sociali. Per questa ragione, negli anni più recenti, vari aspetti della vita quotidiana sono diventati il centro di una nuova attitudine riflessiva, prima da parte di piccole nicchie di consumatori più politicizzati poi, con il passare degli anni, da parte di fasce sempre più estese della popolazione.

Eppure, come dicevamo, l’ambito del consumo delle tecnologie digitali, dei nuovi media e delle reti informatiche sembra essere rimasto un universo a parte. Sebbene tutti noi utilizziamo quotidianamente servizi Internet attraverso molteplici dispositivi digitali (da-gli smartphone ai tablet), sono ancora poche e circoscritte le iniziative e le associazioni che spingono in direzione di una nuova consapevolezza delle implicazioni sociali, economiche e ambientali delle nostre decisioni quotidiane in ambito informatico e mediale. Nella seconda parte di questo articolo presenteremo alcune iniziative che, in differenti città italiane, stanno portando avanti una nuova attitudine al nostro relazionarci con il mondo digitale: le reti wireless comunitarie, ovvero reti di computer autonome da Internet, costruite a livello locale «dal basso» da gruppi di attivisti e hacker con l’obiettivo di mettere in discussione il nostro rapporto acritico con il mondo di Internet.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 2/17, pp. 292-304, è acquistabile qui]