Sul finire del 2010 il Parlamento tedesco votò una mozione con la quale si chiedeva di far luce sulle continuità istituzionali tra la Germania nazista e la Repubblica di Bonn. L’indagine, condotta dal ministero degli Interni e completata dopo due anni, offrì un quadro inquietante: molti tra i protagonisti della rinascita democratica furono iscritti a organizzazioni naziste: tra questi Kurt Georg Kiesinger, il cancelliere cristianodemocratico della Prima grande coalizione (1966-69), Walter Scheel, presidente federale del Partito liberale (1968-74), e ben 25 ministri, tra i quali non mancano esponenti del Partito socialdemocratico.

Gli storici tedeschi avevano iniziato a occuparsi delle continuità tra dittatura e democrazia da diversi decenni, sicché le informazioni raccolte dal ministero degli Interni erano in gran parte note, così come i dati, anche questi inquietanti, che riguardano compromissioni nei campi più diversi: dall’imprenditoria ai media, dalla magistratura all’accademia, dalla polizia all’esercito. Altrettanto noto è il ruolo giocato in tutto questo dal clima di Guerra fredda, che nel nome dell’anticomunismo ha condotto a trascurare, se non a valorizzare, il passato nazista di molti cosiddetti servitori dello Stato. Di qui il fiorire, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, di decine di iniziative editoriali, di enti per l’assistenza a chi aveva servito la croce uncinata e di associazioni di varia natura apertamente ispirate al nazismo, alcune delle quali alimentarono una fitta rete di terrorismo nero. Di qui la nascita, inoltre, di partiti politici anch’essi di ispirazione nazista, o comunque riconducibili alla destra nazionalista e xenofoba, che riuscirono a conseguire un certo successo elettorale. Primo fra tutti il Partito nazionaldemocratico tedesco (Nationaldemokratische Partei Deutschlands, Npd), fondato nel 1964, che sul finire degli anni Sessanta ottenne rappresentanti nei Parlamenti regionali dell’Assia, della Baviera, del Baden-Württemberg, della Bassa Sassonia, di Brema, della Renania-Palatinato e dello Schleswig-Holstein.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 1/17, pp. 57-65, è acquistabile qui]