Il 5 gennaio scorso è scomparso, a Roma, Tullio De Mauro. L’eco che la notizia ha avuto sui media nazionali può essere letta come una testimonianza del suo rilievo nella storia recente del nostro Paese: De Mauro è stato tra i pochi intellettuali che abbiano inciso nel tessuto culturale italiano. Per oltre cinquant’anni, ha saputo saldare la più alta ricerca scientifica in campo linguistico con una dimensione pratica, di impegno civile, che puntava a evidenziare debolezze e problemi strutturali nell’educazione: dall’alfabetizzazione sino all’evasione scolastica; dalle difficoltà di comprensione dei testi alla necessità di semplificazione nella comunicazione amministrativa. Si tratta di criticità di cui De Mauro aveva indagato le cause e le forme fin dalla Storia linguistica dell’Italia unita (Laterza, 1963): un libro in cui, per la prima volta, la realtà linguistica italiana viene descritta all’interno di profonde dinamiche politiche e sociali, con un’angolazione d’analisi che ha cambiato in modo definitivo il corso degli studi. Puntava a evidenziare debolezze e problemi strutturali nell’educazione: dall’alfabetizzazione sino all’evasione scolastica; dalle difficoltà di comprensione dei testi alla necessità di semplificazione nella comunicazione amministrativaL’attenzione nei confronti della «cultura degli italiani» (per riprendere il titolo del libro intervista di Francesco Erbani, uscito per Laterza nel 2004) si sviluppa, negli anni, in più direzioni: un’intensissima attività accademica; la creazione di strumenti per la formazione di base; l’attività lessicografica, culminata del Grande dizionario dell’uso (Utet, 1999); frequenti interventi di taglio divulgativo. Questo lavoro su più fronti si unisce a un impegno diretto nell’àmbito della politica educativa. Basti ricordare, nel 1973, la promozione del Giscel («Gruppo di intervento e studio nel campo dell’edicazione linguistica») e, nel 1975, le «Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica».

Ma, fin dall’inizio, Tullio De Mauro ha coltivato anche un versante di indagini teoriche più direttamente legate ai suoi insegnamenti di Filosofia del linguaggio e poi di Linguistica generale (sua la prima cattedra della disciplina in Italia, alla «Sapienza» di Roma). Tra i contributi in questo campo, rilevantissimi, spicca l’edizione critica commentata del Cours de linguistique generale di Ferdinand de Saussure (Laterza, 1962): un’edizione che lo inserisce, trentenne, tra i protagonisti del dibattito linguistico internazionale.Anche la casa editrice il Mulino si è potuta giovare nel corso degli anni delle sue inesauribili energie intellettuali.  De Mauro ha collaborato alla rivista "il Mulino", con la rubrica "Minima linguistica" e ha promosso la nuova collana "Studi linguistici e semiologici"Anche la casa editrice il Mulino si è potuta giovare nel corso degli anni delle sue inesauribili energie intellettuali. Negli anni Settanta, De Mauro ha collaborato alla rivista «il Mulino» con la rubrica «Minima linguistica» (1970-71); ha promosso la nuova collana «Studi linguistici e semiologici», curando direttamente gli Studi saussuriani per Robert Godel (con René Amacker e Luis J. Prieto, 1974), e il volume Idee e ricerche linguistiche nella cultura italiana (1980); negli anni Ottanta, è stato membro del gruppo di consulenza per la linguistica e critica letteraria (una prima volta, nel 1980; una seconda, nel 1985). Infine, tra i suoi volumi usciti per il Mulino – oltre a libri e strumenti per l’insegnamento universitario e la cultura di base – vanno segnalati, i due scritti di taglio autobiografico, entrambi nella collana «Intersezioni»: Parole di giorni lontani (uscito nel 2006) e Parole di giorni un po’ meno lontani (nel 2012, lo stesso anno in cui apparve una sua intervista sulla rivista «il Mulino»).