La storiografia più autorevole ha oramai da anni sancito l'importanza del 1956 nelle sue molteplici dimensioni: politica, ideologica e diplomatica. La cosiddetta destalinizzazione ha un impatto decisivo sia per l'evoluzione del blocco sovietico, sia per la dialettica interna alle sinistre comuniste e socialiste dell'Europa Occidentale. Per un intreccio spesso frequente nella storia internazionale, ai drammatici fatti di Budapest si sovrappone la crisi geopolitica mediorientale, che si concretizza nei fatti di Suez. Nello spazio di pochi mesi l'apparente rigidità della Guerra fredda è scossa nelle sue fondamenta e l'anno 1956 diventa così periodizzante per la storia politica, culturale, ideologica e delle relazioni internazionali.

Al 1956 è dedicato l'appuntamento, promosso dalla Sissco in collaborazione con Il Mulino, l'11 novembre a Bologna, dalle 9.30 alle 18.30, nell'aula Ruffilli Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università (Strada Maggiore 45). 

La giornata di studi intende, prima di tutto, fare il punto, a sessant'anni dagli eventi, sugli studi storici sull'argomento. Altra ambizione è quella di inserire gli eventi internazionali del 1956 nella dimensione nazionale italiana e in quella locale bolognese, nella convinzione che storia globale, storia nazionale e storia locale siano indissolubilmente legate e che solo l'approfondimento in ognuno di questi ambiti possa contribuire a un reale avanzamento della ricerca storica.

Introduce Fulvio Cammarano, affiancato alla presidenza da Stefano Cavazza

A discuterne sono chiamati Antonio Varsori, Michele Marchi, Federigo Argentieri, Silvio Pons, Giuseppe Cucchi, Davide Bigalli, Giovanni Taurasi, Tommaso Nencioni, Learco Andalò, Aldo Agosti [qui il programma completo della giornata]