L’amore è una cosa meravigliosa, ma qui non c’entra. Con una sentenza tanto attesa quanto dall’esito prevedibile, la Corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che le persone omosessuali hanno il diritto costituzionale di sposarsi con una persona del loro stesso sesso. Sentenza attesa, perché da tempo l’attenzione di “favorevoli” e “contrari” al matrimonio omosessuale era concentrata sulla Corte suprema, che aveva scelto di occuparsi della questione.Sentenza dall’esito prevedibile, perché rappresenta la conseguenza logica di un’altra sentenza della stessa Corte, quella con la quale, nel 2013, aveva dichiarato l’incostituzionalità del Doma (Defense of Marriage Act, 1996), una legge che stabiliva pesanti limitazioni al riconoscimento del matrimonio omosessuale a livello nazionale (sentenza, quella, originata dal caso di due lesbiche che, sposatesi in uno Stato, si erano poi trasferite in un altro nel quale il loro matrimonio non era riconosciuto).

La decisione è stata presa a stretta maggioranza e con essa si è stabilito che il diritto di sposarsi con una persona del proprio  sesso è un diritto che non può subire limitazioni da parte delle legislazioni dei singoli Stati, in quanto nessuna legge – né federale, né statale – può offendere i principi della Costituzione. Quindi, di fatto, i pochi Stati nei quali il matrimonio omosessuale non è ancora ammesso dovranno modificare la legislazione. Precisiamo subito, per respingere le argomentazioni – che ci saranno, ma pazienza – di chi vorrà sostenere che la stretta maggioranza (cinque voti contro quattro) getti un’ombra sulla decisione: succede spesso che la Corte decida con un voto di scarto, e il caso di ieri non è affatto eccezionale.

I commenti dei “favorevoli” – lascio perdere i commenti dei “contrari” perché siamo a fine giugno e carnevale è in inverno – sono tutti entusiastici, come è normale che sia. Ed è normale, e anche comprensibile, che la maggioranza di questi faccia riferimento all’amore, all’amore che vince sulla discriminazione; del resto, è lo stesso presidente Obama a farlo: Love Wins, l’amore vince. E l’amore ha vinto, dunque.

L’amore, però, non c’entra niente, perché non è cosa che possa essere decisa, risolta o trattata dal diritto e dalle Corti, perché il diritto e i giudici si occupano di altro. Non c’è niente di sentimentale nella decisione di ieri, così come non c’è niente di sentimentale nelle norme che stabiliscono che cosa sia un matrimonio e quali diritti e doveri discendano da esso.

I sentimenti sono proprio ciò su cui hanno fatto leva per anni le argomentazioni dei “contrari”: il matrimonio è un’altra cosa, quando le persone comuni pensano al matrimonio non pensano a due uomini o a due donne, il matrimonio gay sarebbe un’offesa ai sentimenti religiosi di tanta gente (Massimo d’Alema, 2008), interrogate la vostra opinione viscerale, voglio la mamma, e così via. Bene, se ieri la Corte suprema ha stabilito che il matrimonio è un diritto costituzionale anche per gli omosessuali è perché ha riconosciuto che tutte queste cose, tutti questi sentimenti (perché di sentimenti si tratta, anche se di sentimenti che personalmente non ho mai provato), non hanno nulla a che vedere con il diritto. Possiamo essere contenti per la decisione della Corte (io lo sono) e possiamo anche pensare che essa aprirà la possibilità a tante persone di realizzare il proprio sogno d’amore (e sono convinto che sia così). Però in quella decisione l’amore non c’entra affatto; o meglio, c’entra, nel senso che quando si parla di matrimonio è normale pensare anche a questo, ma non è il rispetto per l’amore che ha motivato la decisione dei giudici. Non ha vinto l’amore, perché non era in gioco l’amore, ma il diritto e i diritti: ha vinto l’argomentazione razionale, hanno vinto l’applicazione del diritto e il corretto ragionamento giuridico, ha vinto la civiltà giuridica di una Corte che ha ignorato – come è suo dovere fare – le argomentazioni di chi sui sentimenti, appunto, fondava le proprie ragioni di opposizione.

In quella lunga sentenza si parla d’amore, certo, e non sempre è soltanto retorica. Ma il suo argomento è il diritto. Ed è il diritto che ha vinto, anche contro chi vorrebbe che esso fosse interpretato, deciso, applicato sulla base dei sentimenti. E adesso brindiamo pure. All’amore brinderanno gli innamorati, alla civiltà giuridica brindiamo tutti, perché è la sola cosa che ci protegge dalla barbarie.