Giovani curiosi della realtà circostante e autonomi nelle scelte di vita sono la garanzia principale per innovare la struttura sociale ed economica dell’Italia e per renderla attrattiva per i talenti stranieri. Come si raccorda questa visione con la vicenda sorta intorno alla proposta di assemblea studentesca al liceo Muratori di Modena, sul tema della transessualità e sull’invito, come testimone, di una nota transessuale (transgender)?

L’autorizzazione da parte del Consiglio d’istituto (CdI, di cui fanno parte 4 studenti, 4 genitori, 8 docenti, 2 collaboratori scolastici e il Dirigente scolastico) ha innescato, a partire dall’opposizione di una cinquantina di genitori, una polemica sulla rete, sulla stampa locale e nazionale, sino (al momento) a un talk-show domenicale su Rai 1, a interventi di un sottosegretario all’Istruzione e all’indicazione come secondo tema per importanza nel programma di un candidato sindaco a Modena.

Punto focale della polemica, innescata e alimentata da siti di cattolici tradizionalisti e da un giornale locale, che per quasi due settimane vi ha dedicato la locandina, la prima pagina e una o più pagine interne, e declinata anche in chiave di attacchi personali a membri del CdI a causa di legami familiari con due parlamentari, è la necessità del contraddittorio sul tema della transessualità in un’assemblea in cui era comunque previsto tra i relatori un endocrinologo. Ciò per proteggere gli studenti, specie delle classi iniziali perché impressionabili data la loro giovane età, da possibili contaminazioni dell’ideologia del gender - dove il termine inglese dà l’idea di qualcosa di estraneo a una immaginata tradizione italiana da proteggere da contaminazioni provenienti, ad esempio, da New York. Da qui i diversi modi esperiti dalla pattuglia di genitori contrari allo svolgimento dell’assemblea nelle modalità proposte dagli studenti, da segnalazioni ai dirigenti provinciali e regionali del Miur a esposti legali, pervenuti anche a un sito e a un giornale locale che dallo stesso giorno hanno dato inizio alla campagna mediatica contro la decisione del CdI.

In effetti si è creato intorno all’assemblea un clima tale da indurre l’endocrinologo a ritirare la disponibilità a parteciparvi e a motivare la richiesta del dirigente scolastico per un CdI straordinario che ha portato a rovesciare, a stretta maggioranza, la decisione precedente, rinviando l’assemblea rispetto alla data prevista e, a dispetto dell’autonomia di proposta studentesca, introducendo l’obbligo di un contraddittorio rispetto alle testimonianze, prevedendo la presenza di un esperto in etica e di uno in psicologia. È stato allora convocato un CdI straordinario per valutare la possibile sostituzione dell’esperto scientifico con un altro, proposto dagli studenti, e consentire quindi la conferma alla data prevista dell’assemblea nelle modalità organizzative originarie. Pur essendo accertata la praticabilità di questa ultima soluzione, il CdI non ha potuto deliberare per mancanza del numero legale, dovuto all’assenza non giustificata di tutti i docenti e del dirigente scolastico, il che ha determinato sia le dimissioni del presidente del Consiglio (lo scrivente) sia lo sciopero degli studenti di due ore la mattina successiva, data prevista dell’assemblea.

Quali lezioni trarre dalla vicenda, peraltro non ancora conclusa? La partecipazione dei genitori agli organi collegiali della scuola, una premessa anche per giustificare i contributi “volontari” senza cui di fatto l’offerta formativa non sarebbe garantita, è una pietra angolare per il buon funzionamento delle scuole, come anche l’esperienza internazionale raccolta dall’Ocse conferma. Se tuttavia la partecipazione, disciplinata dalla normativa vigente, seguendo procedure democratiche, viene alterata per i condizionamenti di piccoli gruppi organizzati, come invece si teorizza da chi la polemica si vanta di avere innescato e alimentato, il rischio concreto è di introdurre anche nella scuola pubblica e laica logiche di contrapposizione per scelte individuali valoriali e politiche, con esiti negativi in definitiva sulla formazione culturale e civile degli studenti .

La crescita umana e culturale dei nostri figli è in effetti favorita dall’esperienza, anche con eventuali errori da cui apprendere, che matura nell’esercizio dell’autonomia progettuale nella proposta e nell’organizzazione delle assemblee mensili nelle scuole, autonomia prevista dalla normativa vigente. L’evoluzione verso la condizione di adulti “non bamboccioni” che apprendono come partecipare alla vita sociale all’interno del quadro di regole è a rischio quando genitori e docenti pretendano di conculcare questi spazi di autonomia imponendo le modalità di svolgimento delle assemblee, per giunta creando le condizioni di contesto per rovesciare decisioni democraticamente prese dagli organi collegiali della scuola o compromettendo volutamente il funzionamento di questi ultimi.