Il mondo islamico tedesco è in fibrillazione: M. Khorchiede, uno dei primi cattedratici di teologia islamica in Germania, presso l'Università di Münster, rischia di cadere sotto il fuoco delle accuse di una teologia eccessivamente liberale e riformista. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire, se guardiamo a cosa avviene in materia nella Chiesa cattolica dagli anni Settanta a questa parte; perché quello che chiedono le associazioni islamiche tedesche è sostanzialmente di poter esercitare sulla teologia islamica il medesimo regime di controllo che la Chiesa cattolica avoca a sé per le sue facoltà nelle università statali. Ma il tratto più interessante non è di carattere dottrinale, quanto piuttosto giuridico-costituzionale - e riguarda l'articolazione del rapporto fra Stato tedesco e comunità religiose. L'articolo 7 della Costituzione prescrive che in questioni dottrinali lo Stato debba procedere in consonanza con quelle che sono le posizioni delle comunità religiose riconosciute; ne deriva un loro diritto di controllo sui contenuti dell'insegnamento teologico nelle università (e anche dello stile di vita dei docenti, per quanto riguarda la Chiesa cattolica).

Quando quell'articolo fu formulato, si aveva in mente solo il modello delle Chiese cristiane; con una loro rappresentanza istituita giuridicamente riconoscibile (concordati o accordi bilaterali simili) e la possibilità, da parte dello Stato, di sapere con precisione a quale confessione religiosa appartenessero i suoi cittadini (attraverso la Kirchensteuer). Ed è sempre su questo modello che il Consiglio per le scienze tedesco ha formulato, nel 2011, la proposta di istituire per la religione islamica dei comitati consultivi che, in materia universitaria, facciano sostanzialmente la funzione esercitata dalle istituzioni ecclesiali protestanti e cattoliche. Ovviamente si tratta di un artificio, dato che la natura organizzativa dell'islam è ben diversa da quella del cristianesimo. Quanto sta accadendo a Münster è l'indice della debolezza di questa invenzione, a mezza via tra l'accademia, lo Stato e la comunità religiosa: un ibrido progettato sulla base di un bisogno statale cui non corrisponde una realtà religiosa.

Nelle trame della Costituzione tedesca è iscritto il riconoscimento, da parte dello Stato, del rilievo pubblico dell'auto-rappresentazione delle comunità religiose; solo che questo diritto è sostanzialmente ancorato in un'idea di rappresentanza pubblica, giuridicamente istituita, delle religioni che è quella della «Chiesa». È inevitabile che il corpo amorfo dei comitati consultivi islamici, che ne dovrebbero fare le veci, entri in tensione con questo quadro costituzionale di fondo, da un lato, e con la comunità religiosa di cui dovrebbe essere la rappresentanza, dall'altro. Davanti all'attuale polemica, il mondo accademico e il dibattito pubblico avanzano verso l'islam tedesco richieste e garanzie che dovrebbero rappresentare non un punto di partenza, ma il primo esito del processo di inserimento della teologia islamica nel quadro delle università statali. Un ceto islamico capace dello spazio pubblico europeo non si produce per auto-combustione, né si può sperare in un'improvvisa mutazione «genetica» delle nuove generazioni di credenti musulmani; bisogna, invece, lavorare con competenza e rispetto alla creazione delle condizioni affinché qualcosa di simile si possa dare in un futuro relativamente prossimo.

In tutto questo, l'islam tedesco guarda prevalentemente alla Chiesa cattolica: garantirsi il diritto di un controllo pervasivo sulla teologia accademica; ma appunto, manca di un'autorità istituita che possa inserirsi all'interno delle maglie del dettato costituzionale a rappresentanza della propria comunità religiosa, e non essere artificialmente costituita dal legislatore e dall'accademia all'esterno di esso. Se guardiamo bene, in gioco c'è ben più dell'islam e della Germania: è il quadro giuridico complessivo che non funziona più - perché lo Stato-nazione è oramai solo una realtà residuale e perché la religione che circola nei territori dell'Europa contemporanea non coincide più con l'istituzione (anche qualora una determinata comunità religiosa si organizzi in modo tale da corrispondere alle istituzioni politiche dello Stato). È l'articolazione del rapporto fra presenza delle religioni e spazio pubblico europeo che deve essere ripensato a fondo; anche la venerazione religiosa per la Costituzione tedesca fa sempre più fatica a governare questo fenomeno - e non solo quando si tratta di islam. La cosa dovrebbe farci riflettere, perché interessa tutti; e soprattutto chiama in causa l'idea che abbiamo del futuro dell'Europa.