Molto del successo di Grillo e del suo movimento si spiega con la grande intuizione del comico genovese (e del suo consulente Casaleggio) di occupare porzioni di sfera pubblica la cui importanza è stata fortemente sottostimata dai partiti tradizionali: la Rete e le piazze. Il web, presidiato ben prima della fondazione ufficiale del Movimento grazie a un seguitissimo blog lanciato nel 2005. Le piazze, già calcate in occasione delle precedenti tornate amministrative, con un ricorso sempre più frequente e metodico ai comizi: si ricorderanno quelli di Parma, prima della vittoria inattesa di Pizzarotti, così come la campagna per le elezioni regionali in Sicilia, simboleggiata dall’attraversamento a nuoto dello stretto di Messina, e il più recente “Tsunami tour”, che avrà la sua chiusura dirompente in piazza San Giovanni, a Roma, simbolo importante nell’immaginario della sinistra italiana.

La campagna elettorale “postmoderna” dei 5 Stelle coniuga la fisicità dell’interazione face-to-face con l’immaterialità della Rete in una originalissima commistione di elementi tradizionali e innovativi. Fin da principio, il successo del Movimento è stato fortemente ancorato a una strettissima connessione fra dimensioni online e offline: l’uso della piattaforma Meetup a partire dal 2005 ha consentito infatti agli attivisti di intrecciare e sovrapporre in maniera molto efficace queste due sfere, generando un ambiente di fondamentale importanza per il riconoscimento, l’organizzazione e la mobilitazione dei gruppi presenti sul territorio. Ad oggi se ne contano più di 700, in quasi 600 città italiane. Erano meno della metà prima dello “shock elettorale” delle elezioni amministrative 2012. Come alcune ricerche hanno evidenziato, la loro repentina moltiplicazione ha permesso di colmare il gap di presenza del Movimento nelle regioni del Centro Sud. Fino a maggio 2012, infatti, la geografia elettorale dei 5 Stelle era fortemente sbilanciata a favore delle regioni del Nord e della "zona rossa", con un radicamento sostanzialmente irrilevante nel Meridione. A partire da quel momento, però, la geografia del Movimento cambia: la stragrande maggioranza dei nuovi gruppi nasce nelle regioni del Centro Sud, preparando il terreno a una nazionalizzazione del voto in vista delle politiche.

Ma perché la Rete e le piazze non bastano più a Grillo? E come si spiega la sua decisione di comparire in televisione su Sky Tg24 nella fase finale della campagna? Questa scelta risponde al bisogno del comico di parlare a gruppi di elettori che difficilmente lo seguono sul web o nelle piazze. D’altra parte si è visto come, dopo le amministrative del 2012, il profilo dell’elettore 5 Stelle si sia gradualmente “normalizzato” in senso statistico. Ciò significa che i mezzi di comunicazione precedentemente utilizzati dal Movimento faticano a incontrare gli elettori conquistati più di recente e ad approcciare nuovi gruppi di elettori. La televisione, del resto, è ancora oggi il primo mezzo di informazione politica degli italiani. Ci sono gruppi di elettori che per condizione anagrafica, culturale, occupazionale o geografica difficilmente vengono intercettati da Grillo mediante la Rete e i comizi in piazza. La televisione raggiunge oltre 8 cittadini su 10 e si può facilmente prevedere che l’intervista televisiva del comico sarà un evento mediale molto seguito e grandemente dibattuto sia sui media mainstream sia sui social media.

Se nel corso dei mesi passati la strategia di assenza dagli studi televisivi ha reso il fenomeno Grillo estremamente notiziabile, è pur vero che nell’arena televisiva il Movimento e il suo leader carismatico sono spesso oggetto di critiche che rimangono senza repliche da parte dell’interessato. L’irruzione televisiva alle condizioni poste da Grillo (collegamento in diretta dal suo camper, senza interlocuzione con altri candidati) significa quindi per il comico poter occupare una ribalta da cui parlare a una massa di elettori ancora incerti e a cui difficilmente potrebbe rivolgersi mediante i canali finora utilizzati nella campagna. Obiettivo, nemmeno troppo implicito, dell’operazione è quindi convincere e motivare a votare chi oggi è ancora indeciso (circa il 10% degli aventi diritto, secondo gli ultimi sondaggi) e rafforzare nella propria convinzione chi è reticente a dichiarare la propria intenzione di voto per i 5 Stelle (reticenza già registrata, del resto, in occasione del “quasi pareggio” di Berlusconi alle elezioni del 2006).

 

 

Nota: per approfondimenti si rinvia a E. Gualmini e P. Corbetta (a cura di), Il partito di Grillo (Il Mulino, 2013). La citata ricerca sui Meetup è in un capitolo dell’autore in corso di pubblicazione in A. Di Virgilio e C. Radaelli (a cura di), Politica in Italia. I fatti dell’anno e le interpretazioni. Edizione 2013 (Il Mulino, 2013).