I quasi vent’anni trascorsi dalla fine della cosiddetta prima Repubblica ci consegnano un sistema politico istituzionale e un Paese stremati. Non soltanto dalla crisi economica, ma dal ricorrente conflitto istituzionale, che ha sempre caratterizzato i governi del centrodestra, e da una crescente sfiducia nella capacità della politica di contribuire alla soluzione dei problemi. I partiti e gli schieramenti che si presentano al giudizio degli elettori hanno il gravoso compito di conquistare questa fiducia garantendo una buona politica.

Una buona politica è anzitutto una politica che produce beni collettivi fruibili da tutti, nell’interesse dell’intero Paese, e non a favore di particolari gruppi, classi, cricche o gruppi di interesse. Che, con la sua azione quotidiana, contribuisce a stabilire rapporti di cooperazione tra le istituzioni dello Stato e i livelli di governo, così potenziando la capacità complessiva del Paese di dare risposte efficaci alle sfide che vengono dalla globalizzazione e dal cambiamento.

Una buona politica ascolta tutti e non esclude nessuno, ma è in grado di decidere in maniera indipendente e autonoma. E garantisce diritti uguali per tutti, indipendentemente dalle preferenze o dalle appartenenze di ciascuno. Inoltre, sa garantire e promuovere la coesione sociale e territoriale del Paese. Perché una sola parte del Paese non può andare avanti a scapito di un’altra.

Una buona politica premia la lealtà fiscale dei cittadini e colpisce l’evasione fiscale. E promuove l’uguaglianza di opportunità per tutti coloro che vivono sul territorio nazionale, perché solo garantendo l’uguaglianza di opportunità nella scuola, nel lavoro e in tutte le attività non si sprecano risorse e non si corre il rischio di perdere talenti.

Una buona politica è una politica che non ritiene che il suo compito sia soltanto quello di distribuire risorse date e limitate a favore di questo o di quello, ma che è in grado di promuovere processi di crescita economica e sociale. È una politica che combatte la povertà per ridurne i costi economici e sociali e utilizzare le risorse così recuperate per promuovere il benessere del Paese.

Una buona politica garantisce efficienza e imparzialità nel rapporto tra cittadini e amministrazione. Perché solo garantendo efficienza e imparzialità si fa crescere la fiducia dei cittadini nei confronti dei governanti. E dunque deve impegnarsi nel contrastare efficacemente clientelismi, corruzione, mafie.

Infine, una buona politica si sa impegnare per ridurre le disuguaglianze sociali. Perché una società con troppe disuguaglianze sociali è una società debole, dove la fiducia nei confronti delle istituzioni è bassa e dove quindi i governi non sono in grado di mobilitare risorse simboliche, valori, partecipazione dei cittadini. Senza la mobilitazione di queste risorse, la legittimazione del sistema politico-istituzionale è fragile e il governo non potrà mai avere quella forza necessaria a rilanciare l’economia e la società.

Senza una buona politica, senza una legislatura che duri per l’intero mandato di cinque anni, il Paese non avrà la capacità di uscire dalla crisi che l’attanaglia. Né si potranno porre le basi per venirne fuori.