Tel Aviv, 3 agosto 1945

Carissimo,

purtroppo la desolante notizia temuta da anni è arrivata. Ti mando la lettera, perché non ho il coraggio di scrivertela con la mia penna. È terribile. Non ho parole che possano alleviare il tuo dolore perché io stessa ne sono così scossa che dall’ora in cui ho ricevuto ieri pomeriggio la lettera del Consolato, non riesco a pensare ad altro. Non si può che sperare che i Tuoi poveri cari abbiano avuto solo un breve periodo di sofferenza in quell’inferno. Ma il nostro cuore si ribella di fronte a simili orrende ingiustizie. E il mio dolore è raddoppiato dal fatto che tu sei solo, lontano da me e dai tuoi bimbi, che con la loro innocenza, la loro grazia, la loro tenerezza ti sarebbero di immenso conforto. Coraggio, caro. Purtroppo era un sogno troppo bello quello di essere dei privilegiati nell’immensa tragedia che ha colpito gli ebrei d’Europa, di ritrovarsi tutti riuniti al nostro ritorno e di rasserenare la loro vecchiaia con la nostra presenza e col sorriso dei nostri piccoli. Contemporaneamente ieri sera ho avuta più vaga, ma ugualmente sicura, la notizia che lo zio Alberto ha fatto la stessa fine […]. Mi pareva che il cuore mi scoppiasse. Eppure ho dovuto preparare la cena ai bimbi, rispondere alle loro domande, cantare loro la ninna nanna, come se niente fosse mutato. Sono troppo piccoli per capire e poi a che pro rattristarli? Anche tu fatti forza. Continua a lavorare, a leggere, sfoga tutta la tua angoscia scrivendomi, continua esteriormente la tua vita, cerca di distrarti. Pensa a chi rimane e ha tanto bisogno del tuo aiuto e del tuo affetto: a me, ai tuoi bimbi, a Marino, alla Clara. Anche a lei penso con grande tristezza. Si è salvata, ma dopo aver visto morire i suoi genitori e dopo aver certo sofferto lei pure. Guardavo oggi uno dei suoi ritratti, così bella, così dolce e pensavo che forse è stata risparmiata per il suo aspetto non ebraico. Sapremo un giorno da lei i particolari. Purtroppo la lettera del Consolato del 18 maggio spedita per posta aerea è arrivata solo il 2 agosto. Era indirizzata: dottore chimico Ettore Finzi, Colonia italiana, Tel Aviv ed è stata mandata a Jaffa, a Gerusalemme e finalmente al CID che deve aver dato il tuo indirizzo. Rispondo subito per posta aerea e scrivo anche a Marino, che saprà certo già. Ti sono più che mai vicina con tutta me stessa.

Tua

Adelina

 

Tel Aviv, 7 agosto 1945

Carissimo,

penso sempre tanto a te, ancor più ora con la tristezza nel cuore di averti dovuto spedire una notizia che ti recherà dolore. Anch’io non riesco ad allontanare da me quel pensiero: rivedo i Tuoi cari come li ho conosciuti, ricordo quello che dicevano e mi par impossibile di non ritrovarli al nostro ritorno, di non poter recar loro qualche gioia. Ma è inutile che io riapra la tua ferita con simili discorsi. Io ho i bimbi che un po’ mi fanno arrabbiare e un po’ mi danno soddisfazione. […]

 

11 agosto

[…] Come stai, tesoro? Non vedo l’ora di ricevere una tua lettera dopo la notizia. Tutti mi dicono che non avrei dovuto spedirtela brutalmente, ma prepararti per mezzo di Rino. Ma io non so nasconderti niente e purtroppo preparato lo eri già. Sii forte per il bene di tutti quelli che ti restano e che ti vogliono tanto bene. Un bel bacio dai tuoi piccoli che sospirano il tuo ritorno e da me che sono addirittura sgomenta al pensiero che per più di un anno ancora mi mancherai.

Adelina

 

Abadan, 18 agosto 1945

Adelina cara,

io non so cosa scriverti. Cosa devo dire? Non trovo parole, sono schiacciato dal colpo. Avevo il presentimento perché ormai sapevo che nei destini dei singoli c’è una continuità. E così fu per i miei poveri genitori. In questi giorni vivo con loro il passato, stanotte ero con mio padre nella scuola dove insegnò per 25 anni. In certi momenti mi sento tanto stanco che vorrei finirla anch’io; ancora un anno quaggiù solo senza una parola affettuosa mi sembra talvolta insopportabile. Ma devo restarci, non è vero? Per quel porco maledetto denaro senza il quale non si vive. Cosa hai scritto alla Clara? Perché non sei andata al Consolato di Svezia a Tel Aviv per vedere di avere notizie più presto? Io penso che la Clara non scrive perché non è in condizioni di farlo; deve essere molto ammalata. Credi che vivrà? Forse ha bisogno di qualche aiuto che potremmo mandarle. Per oggi non ho voglia di aggiungere altro.

Baci a te ed ai bimbi, tuo

Ettore

 

Tel Aviv, 22 agosto 1945

Tesoro caro,

non ho bisogno di dirti che il mio pensiero e il mio cuore sono sempre vicini a te, che sono ansiosa di sapere come stai, se sei forte e coraggioso. In questi giorni che ho più tempo libero tanti particolari, tanti ricordi del passato mi si affollano alla mente e la dolorosa certezza sulla sorte dei Tuoi Cari mi tormenta come una di quelle ingiustizie cui tutto il nostro essere si ribella […]. Un anno dalla tua partenza. A volte mi sembra di essere a buon punto e che il secondo passerà più rapidamente, a volte mi sembra impossibile di poter sopportare ancora altrettanto tempo di lontananza: non c’è che lasciarsi andare avanti e vivere così perché non si può tornare indietro. […]

Adelina

 

Tratto da Ettore Finzi e Adelina Foà, Parole trasparenti. Diari e lettere 1939-1945, a cura di Daniele Finzi, Collana "Storie italiane", Il Mulino, 2013, pp. 352