L'addio alla politica della "Thatcher madrilena". Il 17 settembre Esperanza Aguirre, storica figura di primo piano del Partito popolare spagnolo, ha colto di sorpresa giornalisti, avversari politici e compagni di partito annunciando le proprie dimissioni dalla presidenza della Comunità autonoma (Ca) di Madrid, nel corso di una conferenza stampa convocata all’ultimo minuto. Esperanza Aguirre, madrilena sessantenne sulla scena politica dal 1983, era a capo del governo della Comunità autonoma dal 2003 e aveva ottenuto nelle elezioni del maggio 2011 la sua terza maggioranza assoluta. Tra i suoi incarichi più importanti spiccano la direzione del ministero di Educazione e Scienza, dal 1996 al 1999, e la prima presidenza femminile del Senato, dal 1999 al 2002. Nell’ultimo discorso fatto alla stampa, Aguirre, visibilmente emozionata, non ha fatto che vaghi accenni alle motivazioni che la spingono a lasciare “la prima linea” della politica, perlopiù di carattere personale: oltre alla sua salute – nel 2011 è stata curata per un cancro al seno – peserebbero sulla sua decisione la volontà di stare più vicina alla famiglia e di dedicarsi ad altro.

Tuttavia, il carattere definitivo della scelta e le vaghe motivazioni non convincono i commentatori della politica spagnola; le ipotesi sulle reali cause di questa frettolosa ritirata si susseguono incessantemente. In primo luogo, si vocifera che Aguirre fosse scontenta dell’attuale dirigenza del Pp di Mariano Rajoy e che non vedesse più alcuna possibilità di avanzare nella carriera politica a livello nazionale. In secondo luogo, le dimissioni sarebbero parte di un progetto volto a imporre la successione del suo delfino, Ignacio González, alla presidenza della Ca e alla dirigenza del Pp madrileno. Sia Aguirre sia González sono spesso entrati in contrasto con la dirigenza nazionale del Partito, negli ultimi anni, soprattutto sul terreno delle politiche economiche e della lotta al terrorismo. A González, espulso e poi reintegrato nel comitato esecutivo nazionale del Pp, Rajoy avrebbe preferito Lucía Figar, attuale assessore all’educazione della Ca, come futuro candidato presidente della Ca di Madrid. Tuttavia, dopo l’annuncio della Aguirre, Rajoy ha dato il placet alla “successione”, in linea con quanto previsto dallo Statuto autonomico. In qualità di vice, ora González assumerà la presidenza ad interim finché l’Assemblea non eleggerà un nuovo presidente. Data la maggioranza assoluta del Pp in essa, è molto probabile che González sarà il nuovo presidente fino alle prossime elezioni autonomiche del 2015.

Tuttavia con Esperanza Aguirre il Partito perde un bacino di voti rilevante, oltre che una delle poche figure di spicco capaci di fornire un’alternativa alla leadership di Rajoy. Infatti, durante la sua presidenza, la “Thatcher madrilena” ha contato sull’appoggio di numerosi imprenditori della capitale e ha goduto del favore dei media locali – in particolare Telemadrid – suscitando le ire di oppositori e compagni di partito per il suo stile populista, ma accrescendo la propria popolarità presso l’elettorato. Grazie alla sua abilità di manovra politica, è uscita illesa ai momenti più neri del Pp madrileno e nazionale della storia recente, come il tamayazo, il tradimento socialista che portò nel 2003 alla sua prima elezione a presidente della Comunità autonoma, e gli strascichi del “caso Gürtel”, l’inchiesta giudiziaria su una presunta rete di corruzione che avrebbe coinvolto numerosi dirigenti del Partito.

Lasciando da parte le speculazioni sull’uscita di scena di Aguirre, ciò che è certo è che l’attuale situazione politica madrilena è straordinaria: in un momento di crisi economica e fiscale senza precedenti, né il sindaco della capitale Ana Botella, succeduta nel dicembre 2011 a Alberto Ruiz-Gallardón, attuale ministro della Giustizia del governo Rajoy, né il presidente della Ca González sono stati eletti dai cittadini. Inoltre, non è chiaro come, ma sicuramente l’abbandono di Aguirre influirà sugli equilibri del Partito popolare nazionale, in un momento in cui la popolarità di Rajoy è in declino.