Marketing rivoluzionario. Sono trascorsi quasi quattro mesi da quel fatidico 25 gennaio che ha dato inizio alla rivoluzione egiziana, eppure questa data è ormai diventata non solo uno spartiacque della storia contemporanea della vecchia terra dei faraoni, ma anche un motto adottato dall’intera popolazione che ha finito per trasformare questa data in un vero e proprio slogan. Le effigi del vecchio e affaticato raìs Hosni Mubarak hanno iniziato a scomparire anche nei piani alti del governo e il suo nome è stato tolto da tutti i luoghi pubblici nei quali compariva: strade, scuole e ospedali. A metà aprile è stata rimossa anche l’insegna che, sui binari di una delle stazioni metropolitane più importanti del Cairo, dedicava la fermata all’ormai deposto raìs.  A sostituirla sarà un’insegna intitolata ai martiri della rivoluzione o, più in generale, agli eventi scoppiati il 25 gennaio. E se questo è accaduto perché lo ha ordinato la giunta militare che ora gestisce il potere, a iniziare a utilizzare la sigla del 25 gennaio come espressione attraverso la quale marcare il passaggio dal vecchio al nuovo Egitto sono stati anche singoli cittadini. A farlo sono stati in primis i commercianti che hanno trasformato questa data in un vero e proprio marchio di successo, al quale hanno affiancato il volto di alcuni martiri, diventati efficientissimi strumenti in grado di catalizzare l’attenzione dei clienti su diversi prodotti. Hanno iniziato con le magliette, poi si è passati ai cd musicali, agli articoli di cartoleria e ora si è arrivati anche ai ristoranti e ai locali di intrattenimento.

Basta camminare lungo la corniche del Nilo per avere una prima conferma di questa tendenza che sembra diffondersi a macchia d’olio. A pochi passi dal centro ha aperto a inizio marzo il bar-ristorante “25 gennaio”, un locale che il signor Mahmoud, il proprietario, doveva aprire a fine gennaio, quando gli eventi rivoluzionari lo hanno obbligato a posticipare l’inaugurazione. In principio il locale, traendo ispirazione dalle iniziali del proprietario, avrebbe dovuto chiamarsi esclusivamente M. M., ma l’evoluzione degli eventi ha fatto cambiare idea al signor Mahmoud. “Stavo costruendo questo locale per  dare un posto dove lavorare a mio figlio Ramy – racconta Mahmoud al quotidiano  Al Masry al Yaoum – ma a fine gennaio mio figlio e alcuni suoi amici di quartiere  hanno iniziato a unirsi ai rivoluzionari. Sono stati nelle prime file contro la polizia e si sono accampati a Midan al-Tahrir”, la piazza centrale della rivolta, divenuta la roccaforte dei rivoluzionari. A chiedergli di ripensare al nome da dare al locale sono stati proprio i ragazzi del quartiere che, orgogliosi di quanto avevano fatto in compagnia del figlio di Mahmoud, hanno pensato di onorare la rivoluzione dedicando il locale al 25 gennaio.

E se la rivoluzione del 25 gennaio ha modificato le insegne di questo, e di molti altri locali cairoti, il nome dei martiri ha anche iniziato a fare la comparsa su alcuni menù dei locali più popolari, dove ogni panino è contraddistinto da un’immagine che ritrae il volto del martire di cui porta il nome. Uno dei menù più dettagliati è quello di un semplice negozio di tramezzini situato nei dintorni di Helwan, importante stazione metropolitana cairota, dove il signor Madkour si difende da quanti lo accusano di stare sfruttando i martiri, disonorandone la memoria, per farsi pubblicità. “Dovevo forse morire nel corso della rivoluzione per avere il diritto di vendere panini di questo genere? Sono mesi che la faccia dei martiri ce la troviamo ovunque” sottolinea Madkour, riferendosi a tutti gli oggetti sui quali è stata stampata la foto di quanti hanno perso la vita nei diciotto giorni di combattimenti. Si passa dalle spille alle cartoline, per arrivare ai pacchetti di fazzoletti. La rivoluzione sembra quindi aver bucato il mercato egiziano, cercando di rimettere in moto quell’economia che era stata rallentata dagli eventi di quanti si battevano per la caduta del regime. Alcuni ritengono che dietro queste mosse non si nascondano interessi di marketing, ma solo la volontà di commemorare, in modo rispettoso, gli eroi del paese. Altri però accusano i commercianti di essere opportunisti assetati di denaro, descrivendoli come personaggi insensibili al sangue che i loro concittadini hanno versato per il futuro del paese.