La doccia scozzese. Parafrasando il famoso motto di Lenin, si potrebbe dire: «Tutto il potere ai nazionalisti!». A seguito dei risultati delle elezioni che si sono tenute il 5 maggio, infatti, lo Scottish National Party (SNP) ha i numeri per varare un governo monocolore, sostenuto dalla maggioranza assoluta dei seggi del Parlamento di Edimburgo. Lo SNP si è garantito una “working majority” (69 seggi dei 129 disponibili), facendo un balzo in avanti di ben 23 seggi rispetto alla precedente tornata elettorale; i laburisti hanno avuto gli stessi voti del 2007, perdendo però alcuni seggi, approssimativamente come i conservatori, mentre la maggior débâcle è accaduta ai liberaldemocratici, che hanno dimezzato i consensi e hanno perso 12 dei 17 seggi che avevano nella precedente composizione di Holyrood.

 

Risultati elezioni Parlamento scozzese – 5 maggio 2011

 

Voti

Seggi

Partito

%

+ / -

uninominale

proporzionale

totale

+ / -

 

 

 

 

 

 

 

SNP

45

+ 12

53

16

69

+ 23

Labour

32

=

15

22

37

- 7

Tory

14

- 3

3

12

15

- 5

Libdems

8

- 8

2

3

5

- 12

Altri

1

- 1

0

3

3

+ 1

 

100

 

73

56

129

 

 

Il sistema elettorale è misto maggioritario-proporzionale: si eleggono 73 deputati con il maggioritario uninominale, utilizzando gli stessi collegi per l’elezione dei deputati di Westmister, e i restanti 56 seggi con il proporzionale di lista, utilizzando i collegi per le elezioni europee (in totale 8 collegi che eleggono ognuno 7 deputati). Il sistema elettorale è un particolare molto importante, per due ragioni: perché parallelamente alle elezioni per il rinnovo dei parlamenti e delle assemblee rappresentative delle “frange celtiche” (Scozia, Galles e Irlanda del Nord), il 5 maggio si è tenuto un referendum per verificare se l’elettorato britannico volesse abbandonare il sistema uninominale “secco” per le elezioni di Westminster, come avrebbero auspicato i liberaldemocratici del vice-premier Nick Clegg. E anche in questo caso è stata per loro una vera “Caporetto”: si sono detti contrari il 70% dei votanti. E’ lecita allora una curiosità: che risultato avrebbero avuto le elezioni scozzesi si fosse votato con il sistema in essere per eleggere il Parlamento di Westminster? Con il 45% dei voti i nazionalisti avrebbero preso ben 93 seggi, pari al 72% dei seggi di Holyrood! Tali seggi sarebbero stati quasi tutti sottratti a laburisti e conservatori, che con il “recupero” proporzionale hanno fortemente riparato al limite di essere maggioritari in pochissime constituencies.

 

Risultati elettorali se si fosse votato con il sistema per l’elezione del Parlamento di Westmister

Partito

seggi

+ / -

 

 

 

SNP

93

+ 24

Labour

27

- 10

Tory

5

- 10

Libdems

4

- 1

Altri

-

-

 

129

 

 

E ora? Alex Salmond - leader dello SNP - è il premier scozzese uscente, che nella precedente legislatura guidava un governo sempre monocolore, ma di minoranza; la sua prima dichiarazione dopo il voto è stata: «Entro cinque anni convocheremo un referendum per l’autodeterminazione: il popolo ci ha restituito la sua fiducia e noi affideremo al popolo il futuro politico della Scozia». Nell’ultimo anno lo SNP ha dato inizio al lungo percorso politico e costituzionale per ridiscutere con Londra le condizioni dell’autonomia scozzese; a valle di questo iter vi sarà un referendum, come un referendum, nel 1998, sancì la ri-costituzione del Parlamento scozzese che era stato soppresso nel 1707, a seguito dell’Atto d’Unione con l’Inghilterra.

Con la devolution, lo SNP ha voluto caratterizzare la sua offerta politica con una spiccata sensibilità per il Welfare: non a caso, le istituzioni scozzesi hanno offerto più servizi e tutele ai loro corregionali di quanto non ne avessero i britannici sotto il Labour blariano. Di conseguenza, in tempi di crisi la parola d’ordine è diventata: «vogliamo essere padroni della nostra politica economica». Sembra che per il futuro lo SNP intenda impostare una coraggiosa riforma fiscale basata sull’alleggerimento degli adempimenti tributari e amministrativi, allo scopo di incentivare gli investimenti esteri, ben oltre quanto già avviene per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi offshore, nella porzione Nord delle acque territoriali.

A ben vedere, tuttavia, le conseguenze politiche di ciò che è avvenuto il 5 maggio potrebbero essere immediate: Nick Clegg, dopo la sconfitta nel referendum sulla riforma elettorale, potrebbe perdere la leadership del suo partito, e se ciò avvenisse è difficile immaginare che i Liberaldemocratici possano proseguire la collaborazione al governo con i conservatori. Da giovedì gli allibratori hanno un secondo argomento su cui raccogliere scommesse: non solo il nome del prossimo fidanzato di Pippa Middleton, ma anche la fine anticipata della legislatura. Certo, non con lo stesso divertimento: ça va sans dire!