Il breve ma significativo viaggio di Barack Hussein Obama ha raccolto opinioni e giudizi articolati. I giornali in lingua araba hanno ripetutamente messo in rilievo il nome Hussein, a titolo di patronimico, che nell’idioma locale indica «di bell’aspetto e di buone maniere». Nel discorso tenuto all’Università Al-Azhar, fucina di studiosi ma anche di imam, autorità fondamentali nella costruzione (e nel mantenimento) del consenso nelle terre sunnite, Obama non ha parlato solo all’Islam, inteso come un interlocutore unitario, e solo come tale credibile, di contro alle spinte centrifughe e ai sogni egemonici di alcune delle sue componenti sciite, ma anche dell’Islam che sta in noi, ovvero dell’Oriente che pervade l’Occidente.
Se Londra, New York, Los Angeles o San Paolo sono la delizia di
urbanisti, sociologi, cacciatori di tendenze e storici, la
globalizzata Dublino fa fatica ad inserirsi nel paniere: non
abbastanza grande né abbastanza piccola, si è ritrovata
sostanzialmente ignorata fino a poco tempo fa sia da urbanisti sia
da letterati.
I suoi abitanti preferiscono credere di vivere in un villaggio un
po’ cresciuto, in ossequio al canone del Rinascimento Gaelico di
fine ’800 che vedeva nella campagna il luogo dell’”essenzialità”
irlandese. In quanto centro del potere straniero ha sempre
rappresentato quello che tutto il resto del Paese, un Paese di
villaggi, non era.
Il ministro Bondi dice di volere “meno Stato nella
cultura”. Dev’essere dunque stata una circostanza eccezionale
quella che l’ha spinto a irrompere nel mercato dell’arte, sborsando
tre milioni e duecentocinquantamila euro per assicurare allo Stato
un Crocifisso ligneo “di Michelangelo”.
Se si escludono i tre storici dell’arte cui si deve l’attribuzione,
e i vertici della Sovrintendenza di Firenze, praticamente nessuno
tra gli specialisti di scultura rinascimentale crede che si tratti
davvero di un’opera del Buonarroti.
Nella storia ci sono delle vicende curiose. Galileo, che di professione faceva anche l’astrologo, fu condannato perché non seppe fornire le prove certe delle sue teorie sull’eliocentrismo. Ma il cardinale Bellarmino, che era a capo dell’Inquisizione e che per quella condanna è diventato sinonimo di oscurantista, in realtà stava semplicemente adottando quello che poi venne definito il «metodo galileiano»! Perché oggi non si pone rimedio a quest’ideologico furto di personalità?