Intervenendo alla Buchmesse di Francoforte, il presidente dell’Aie Federico Motta dice che “è arrivato il momento di smetterla con i proclami d’amore per il libro e la lettura che non si traducono in azioni serie ed efficaci”. Non c’è dubbio, ha ragione da vendere. Ma quali possono essere tali azioni serie ed efficaci?
Se ne parla da anni, almeno tra gli appassionati di media, di tecnologia, di serie televisive. Ma ora finalmente c’è una data precisa: il prossimo 22 ottobre anche in Italia approda Netflix. Il servizio in abbonamento, nato nel 1997 negli Stati Uniti come tradizionalissima forma di distribuzione postale per Dvd e altri supporti fisici, e poi diventato una piattaforma di streaming digitale on demand, è pronto a partire nel nostro Paese.
Nelle sue varie sezioni, la Mostra del cinema di Venezia, giunta quest’anno alla 72.ma edizione, spiccano film anti-narrativi, inchieste o reportage, docu-fiction, materiali ibridi che innestano elementi di finzione in trame storiche, o viceversa.
Premessa. Dopo avere appreso dell’intenzione di Daniel Baremboin di recarsi a Teheran alla guida dell’orchestra berlinese della Staatskapelle, la ministra israeliana della Cultura Miri Regev ha tuonato, anche in un post sul suo profilo Facebook, con dichiarazioni di fuoco contro un’azione che, a suo dire, metterebbe in pericolo la sicurezza dello Stato di Israele.
Il genius loci di Weimar – e forse della migliore Germania – è Goethe, che, pur essendo nato nel 1749 a Francoforte sul Meno, in Occidente, a ventisei anni si trasferì a Oriente, nell’allora Ducato di Sassonia-Weimar, invitato da un intelligente quanto irruente principe, il duca Carl August, che in breve sarebbe divenuto l’illuminato monarca di un piccolo Stato che grazie a lui e a sua madre, la duchessa Anna-Amalia, divenne il centro spirituale, intellettuale, artistico della Germania e d’Europa.