Lei entra nella segreteria del Pci nel luglio del 1987,
all’indomani di un risultato elettorale molto negativo. Quella
segreteria segna un cambiamento generazionale: il segretario
Alessandro Natta è affiancato da un vice, Achille Occhetto, e da un
gruppo di «giovani» di cui, oltre a lei, facevano parte Livia
Turco, Massimo D’Alema, Piero Fassino e Gianni Pellicani. Che
situazione trovaste al vostro insediamento? Quali erano le
questioni che avvertivate come più urgenti per il partito? Quali
erano le spinte al rinnovamento e le resistenze, e da parte di
quali ambienti o aree culturali?
Il risultato elettorale del 1987, prima ancora che negativo, fu
simbolicamente significativo: si tornava esattamente alla
percentuale del 1968. Un intero ciclo si chiudeva e un altro se ne
doveva aprire; bisognava verificare se c’erano le risorse e la
forza per farlo.