Nella rubrica "lettere internazionali", dedichiamo ampio spazio alle elezioni europee. Analisi e commenti al voto dai ventisette Paesi dell'Unione. Sono online le corrispondenze da Regno Unito, Irlanda, Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, Romania, Bulgaria, Grecia, Slovenia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Polonia, Lettonia.
Il mese di giugno 2009 rappresenterà senz’altro un momento cruciale nella storia dell’Unione europea, questa bella utopia portatrice di pace e prosperità che allo stesso tempo si adegua sempre di più al famoso motto di Jacques Delors che la definì «un oggetto politico non identificato». Da un lato l’Europa si impone come una realtà e i cittadini vi si sono adattati e sanno ormai approfittarne. Ad esempio, l’euro, per i Paesi che l’hanno adottato, è spesso considerato responsabile dell’aumento dei prezzi ma i consumatori sanno anche apprezzarne i vantaggi.
Il rumore delle vicende pubbliche e private del presidente del
Consiglio continua ad assordarci. I giornali e le televisioni
grondano di notizie su ogni parola, su ogni sussurro e grido
dell'indiscusso protagonista. Il quale, a sua volta, interviene a
ruota libera su qualsiasi argomento, sicuro che non mancheranno
gazzettieri solerti pronti a rilanciare il verbo.
Una banale analisi dello spazio occupato sulla stampa quotidiana
dalle dichiarazioni di Silvio Berlusconi dal 2006 ad oggi, ovvero
in tempi di governo e di opposizione, dimostra ad
abundantiam lo stato di occupazione permanente esercitato dal
presidente.
Le dichiarazioni di questi giorni hanno reiterato messaggi contraddittori sia sull’andamento dell’economia, sia su quello dei conti pubblici. Il governo rassicura che il peggio è passato e che ci sono segnali di ottimismo, proprio mentre i dati Istat sull’andamento del Pil nel primo trimestre denunciano un -5,9% rispetto al primo trimestre del 2008. L’andamento del Pil è peggiore rispetto a quello previsto poco più di due settimane fa con la Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (Ruef), che a sua volta aveva rivisto verso il basso le stime fatte nei mesi precedenti.
Ci siamo. Dopo quasi un ventennio di politica della paura e dell’odio, ci siamo. L’apartheid entra nell’agenda politica di questo nostro povero Paese. Ci ha pensato Matteo Salvini, deputato e capogruppo della Lega nel Consiglio comunale di Milano. Nei metrò, ha detto, occorre riservare due carrozze alle donne e altre ai “milanesi per bene”. Chi lo sia, milanese e per bene, naturalmente sarà lui a deciderlo. C’è stato chi si è indignato. Qualcuno ha anche distribuito su autobus e metropolitane cartelli con la scritta “Posti riservati ai pirla”, e con la sua foto a mo’ d’esempio. Ma si tratta, nel caso dell’indignazione e nel caso della risposta ironica, di ben magre consolazioni. Quello che voleva ottenere, Salvini l’ha ottenuto.